Secondo le testimonianze raccolte nelle ultime ore tra i 150 supersiti sbarcati a Reggio Calabria, tra cui alcuni minori, sarebbero circa 400 le vittime di un naufragio avvenuto a 24 ore dalla partenza dalla costa libica. Tra le vittime ci sarebbero anche “molti ragazzi giovani, probabilmente minori”. E’ quanto si legge in una nota della ong Save the Children. Tra l’11 e il 13 Aprile, secondo quanto riferisce l’Ong, sono sbarcati finora più di 5.100 migranti in 18 sbarchi a Lampedusa (6), in Sicilia (8), Calabria (2) e Puglia (2). Tra loro ci sono circa 450 bambini, tra cui 317 non accompagnati. “Molti di loro hanno vissuto esperienze atroci di violenza subita e assistita, e hanno perso amici, parenti o i genitori, anche negli ultimi naufragi. Secondo i racconti, la situazione in Libia è sempre più fuori controllo, e inaudita la violenza anche per le strade. E’ fondamentale garantire un’adeguata accoglienza e il necessario supporto anche psicologico, in particolare ai più vulnerabili,” ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti.
“Nei pressi di Tripoli abbiamo vissuto per 4 mesi in una fabbrica di sardine. Eravamo più di 1000 persone. Mangiavamo una sola volta al giorno e non potevamo fare nulla. Se qualcuno parlava con un amico o un vicino, veniva picchiato. Tutto questo per estorcere altri soldi. Ti facevano chiamare a casa, dicendo che stavi per morire, e nel frattempo ti picchiavano così i tuoi familiari sentivano le tue urla”, racconta Bherane, di 17 anni. Secondo Save the Children, il crescente numero dei morti in mare pone, non solo all’Italia, ma a tutta l’Unione Europea e ai suoi Membri, il dovere di rispondere con un sistema di ricerca e soccorso in mare capace di far fronte a questa situazione che è destinata a peggiorare ulteriormente nei prossimi mesi. L’elevata e costante presenza negli sbarchi di minori soli non accompagnati impone la necessità di contare su un adeguato sistema di accoglienza. Ad oggi, tale sistema non esiste, ed inoltre anche il sistema di prima accoglienza, con 10 nuove strutture individuate dal Ministero dell’Interno, non è utilizzato in modo sistematico e mancano procedure chiare e condivise per il trasferimento dei minori.