Amarcord, scatta il countdown per il ritorno di An

Amarcord, scatta il countdown per il ritorno di An
19 giugno 2015

di Carlantonio Solimene

Un mese per provare a rifare la destra. È partito il countdown, tra gli ex Alleanza Nazionale, per l’assemblea della Fondazione An che dovrà stabilire una volta per tutte il destino dell’ente che ha raccolto l’eredità di Fiuggi: restare un “museo”, un centro studi sulla storia della destra italiana; oppure trasformarsi in qualcosa di diverso, in un partito. O, al limite, provare a dare forza alle posizioni di destra all’interno dello schieramento alternativo a Renzi. È un dibattito che appassiona da mesi coloro che un tempo frequentavano via della Scrofa, ma presto ci sarà anche una data per la resa dei conti. Il CdA della Fondazione della prossima settimana, infatti, dovrebbe fissare per il prossimo 17 luglio l’assemblea degli iscritti. Sarà in quella sede che i vari protagonisti della fu Alleanza Nazionale si sfideranno a suon di mozioni programmatiche. In prima fila ci saranno i membri dell’attuale CdA, da La Russa a Menia, dalla Meloni ad Alemanno. L’ex sindaco di Roma da tempo lavora per una ricomposizione della destra dopo la diaspora del 2009. Già due anni fa, in occasione della prima assemblea della Fondazione, si diede da fare affinché il simbolo di Fiuggi tornasse sotto le insegne di Fratelli d’Italia. L’operazione non ha dato del tutto i frutti sperati. Fratelli d’Italia è cresciuta sia in termini percentuali che di voti assoluti, ma ottenendo dal vecchio logo meno di quanto credevano politologi e sondaggisti.

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Così ora in molti confidano che la Fondazione possa fare un passo in più, incarnandosi in un vero e proprio partito o dialogando con Fratelli d’Italia. In ballo, oltre al prestigio del simbolo di An, ci sarebbe anche il patrimonio dell’ente. Un tesoretto di circa 200 milioni di euro tra immobili e liquidità che potrebbe finanziare campagne elettorali in grande stile. In questa direzione, peraltro, vanno una serie di incontri che sono stati organizzati nei mesi scorsi da molteplici associazioni che gravitano nel mondo della destra: da Forumdestra a Prima l’Italia, dalla Lista Musumeci ai Comitati tricolore. Un percorso mirato a verificare se esiste ancora un linguaggio comune per riunire le varie anime della destra e che il 30 giugno vivrà una nuova tappa a Palazzo Wedekind, sede de Il Tempo, con un seminario dal titolo inequivolcabile: “Nuova, vera, unita: Un progetto per la Destra italiana”. Ovviamente non tutti, tra gli ex An, condividono il progetto. Tra i più fermi oppositori ci sono altri due ex colonnelli, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, che ora militano in Forza Italia e che sono convinti che la Fondazione debba continuare a interpretare il ruolo recitato finora: memoria storica della destra italiana con convegni, pubblicazioni e borse studio. Ma un certo scetticismo è stato espresso anche da Giorgia Meloni, che in una recente intervista a Il Tempo è tornata a sostenere che “il piano della politica e quello della Fondazione devono restare ben distinti”.

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Nelle prossime settimane si riunirà il vertice di Fratelli d’Italia per decidere se rinnovare la richiesta alla Fondazione per l’uso del simbolo. Al momento sembrerebbe prevalere la linea del no, anche per segnare una netta discontinuità col passato e puntare tutto sul carisma della leader. Ma non sono escluse sorprese. Ignazio La Russa, in particolare, rinuncerebbe a malincuore al logo con la fiamma. Nell’assemblea del 17 luglio, infine, potrebbe recitare un ruolo determinante la componente degli ex finiani. Gianfranco, il vecchio leader, non si è espresso sull’argomento. Lui, peraltro, non è neanche iscritto alla Fondazione. Ma i suoi fedelissimi, a partire da un Roberto Menia recentemente entrato nel CdA dell’ente, non vedrebbero di cattivo occhio una reunion sotto le vecchie insegne. Gli iscritti che saranno convocati a Roma tra un mese sono un migliaio. I contatti per creare degli accordi “precongressuali” sono serrati. Al momento il quadro vede muoversi in ordine sparso le diverse componenti, con un esito del voto quantomai incerto. A riverlarsi decisivi potrebbero essere i tanti “cani sciolti” che ormai non sono identificabili in nessuna corrente. Qualunque sarà l’esito finale, si trascinerà dietro una coda di polemiche e nodi legali.

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