L`ex consigliere di Donald Trump, John Bolton, pagherà un “prezzo alto” per “aver infranto la legge” con la pubblicazione del suo libro. Lo ha affermato lo stesso presidente degli Stati Uniti, scosso a pochi mesi dalle elezioni da questa pubblicazione shock. “Bolton ha infranto la legge, è stato denunciato e incriminato per averlo fatto, con un prezzo molto alto da pagare. Gli piace lanciare bombe sulle persone e ucciderle. Ora le bombe cadranno su di lui!”, ha affermato il presidente su Twitter.
Un giudice americano si è rifiutato di bloccare la pubblicazione dell’esplosivo libro dell’ex consigliere di Trump, aggiungendo benzina sul fuoco della campagna elettorale in cui il presidente in carica cerca la rielezione. Bolton “ha messo a rischio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti” e “ha messo in pericolo il suo Paese”, ha dichiarato il giudice della corte federale di Washington, Royce Lamberth, nella sua decisione. Ma “il governo non è riuscito a stabilire che un divieto impedirebbe danni irreparabili. La sua richiesta è quindi respinta”, ha concluso.
BIG COURT WIN against Bolton. Obviously, with the book already given out and leaked to many people and the media, nothing the highly respected Judge could have done about stopping it…BUT, strong & powerful statements & rulings on MONEY & on BREAKING CLASSIFICATION were made….
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 20, 2020
Il giudice Lamberth ha osservato come il libro sia già stato ampiamente diffuso e che ora è “un segreto aperto”. Secondo l’editore, oltre 200mila copie sono già state inviate alle librerie di tutto il Paese. Il giudice ha riconosciuto che Bolton non sembrava aver chiesto alla Casa Bianca una “autorizzazione scritta” prima della pubblicazione, il che avrebbe certificato che non c’erano elementi “riservati” nel libro. Intitolato “The Room Where It Happened”, il libro racconta i 17 mesi dell’autore come consigliere per la sicurezza nazionale nel 2018-2019. In questo libro al vetriolo, l’ex consigliere della Casa Bianca alimenta l’immagine di un presidente americano incompetente sulla scena internazionale, deriso da alti funzionari della sua stessa amministrazione e che antepone la sua sete di rielezione il 3 novembre agli interessi degli Stati Uniti.