Cronaca

Schiaffo Isis ai russi, jihadisti riprendono il controllo di Palmira. Militari siriani in “difesa”

Lo Stato Islamico sembra aver ripreso il controllo di Palmira, dove ha fatto accorrere altre 4.000 unita’ di fronte a un esercito siriano costretto a combattere in “difesa” e, in alcune aree, a ritirarsi. A indicare il ritorno dei miliziani dell’Isis sono la ong ‘Osservatorio siriano dei diritti umani”, secondo cui lo Stato islamico “controlla totalmente la citta’, il suo aeroporto e l’area archeologica”, e una imbarazzata Mosca: “Nonostante le ampie perdite subite – ha affermato il ‘Centro per la Riconciliazione russo’, di fatto un comando militare – i terroristi tentano di trincerarsi dentro la citta’ avvantaggiandosi del fatto che l’aviazione russa non colpisce le aree residenziali”. A Palmira sono arrivati jihadisti da Raqqa e Deir Ezzor, dove, afferma Mosca nella nota attribuendo indirettamente la responsabilita’ dell’avanzata dell’Isis agli americani, “la battaglia ingaggiata contro di loro da gruppi controllati dalla Coalizione internazionale e dagli Stati Uniti era stata sospesa la scorsa settimana”. A Raqqa e Deir Ezzor, a suo tempo, erano stati fatti affluire “almeno 5.000 miliziani dell’Isis dalla citta’ irachena di Mosul”.

La conferma che Palmira sia adesso nelle mani dei miliziani jihadisti arriva anche dal governatore della provincia di Homs, in cui la citta’ patrimonio dell’Unesco si trova: “Questa mattina gran parte dei residenti sono stati fatti evacuare”, ha detto al Wall Street Journal Talal al-Barazi, che ha sottolineato come, al contrario di quanto affermato da Mosca, i russi abbiano continuato a colpire invano le posizioni dell’Isis e le forze di Damasco si siano collocate alla periferia della citta’ e si stiano preparando a un contrattacco. Palmira era stata liberata il 27 marzo scorso al termine di una dura battaglia. L’Isis l’aveva tenuta in mano per una decina di mesi, nel corso dei quali aveva raso al suolo diverse testimonianze archeologiche. Mosca ne aveva vantato la riconquista come un segno decisivo del proprio intervento a fianco del regime di Bashar Assad.

La vittoria di siriani e russi a Palmira (celebrata ampiamente da Mosca anche con un concerto a maggio) aveva un importante valore militare e aveva costretto il Califfato a barricarsi nelle sue ultime roccaforti a Raqqa e Deir el-Zor. Oltre ad aver costituito un serio motivo di imbarazzo per le cancellerie occidentali, apparentemente impotenti di fronte alle esecuzioni sommarie dei prigionieri dell`esercito siriano o del direttore del sito archeologico, l`82enna Khaled Assad, o anche alle distruzioni compiute dai jihadisti al museo e nel sito archeologico dove sono stati devastati i templi di Baal Shamin e di Bel, oltre all`Arco di trionfo e a dozzine di tombe. Di fatto, un intervento occidentale su Palmira avrebbe aiutato le truppe di Assad, che poi liberarono la città dopo un`offensiva di tre settimane, costata la vita, secondo alcune stime, a 400 miliziani del Califfato e 180 soldati governativi e loro alleati Hezbollah libanesi.

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