Schifani non risponde a pm: “Gli atti vadano a Palermo”
L’ex presidente del Senato risponde di rivelazioni di segreti delle indagini e di favoreggiamento
Renato Schifani non risponde alle domande dei magistrati di Caltanissetta e chiede lo spostamento a Palermo dell’indagine per le presunte fughe di notizie connesse alla vicenda Montante. Il senatore di Forza Italia, difeso dall’avvocato Roberto Tricoli, davanti al procuratore aggiunto Gabriele Paci e ai sostituti Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso, sostiene che le contestazioni a lui rivolte si riferiscono a fatti avvenuti nel capoluogo siciliano e non a Caltanissetta, e per questo motivo e’ li’ che si trova il “giudice naturale” al quale chiarire quel che e’ avvenuto. Anche il generale Arturo Esposito oggi si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere.
L’ex presidente del Senato, ascoltato in trasferta, a Roma, risponde di due rivelazioni di segreti delle indagini e di un episodio di favoreggiamento, perche’ avrebbe agevolato uno dei presunti fiancheggiatori dell’ex vicepresidente nazionale di Confindustria, Antonello Montante, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, ex della Dia e poi transitato ai Servizi. A lui, che sarebbe stato uno dei presunti informatori di Montante, Schifani, con l’ex comandante dell’Aisi Esposito, il caporeparto Andrea Cavacece e il docente universitario Angelo Cuva, avrebbe fatto sapere che era indagato e sottoposto a intercettazioni. Il legale del senatore ha pero’ rimarcato che, secondo la stessa accusa, due delle presunte confidenze relative alle indagini si sarebbero verificate “in localita’ imprecisate”, ma una sarebbe avvenuta a Palermo, il 31 gennaio 2015, con la complicita’ del professore Cuva. Da qui la necessita’ di dichiarare l’incompetenza territoriale di Caltanissetta e di trasferire gli atti a Palermo, dove l’indagato ha preannunciato che chiarira’ i fatti.[irp]