La salute è un “tema fondamentale” e il nostro servizio sanitario nazionale “che è, e resta, fortemente ancorato ai principi di universalità, equità e uguaglianza. E che non è in scadenza. Ha bisogno di una forte cura ricostituente, per troppo tempo rimandata, questo sì”. Così spiega il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in un messaggio inviato al Meeting di Rimini. “Abbiamo trovato un sistema ingolfato che va ripensato. Per anni non si è innovato per rispondere ai cambiamenti intervenuti – innanzitutto epidemiologici – e questa mancanza di lungimiranza ha determinato numerose criticità che si sono sedimentate e con la pandemia, acuite”, spiega ancora nella nota il ministro che ha aperto il dibattito ‘Sanità per tutti: un sistema con una data di scadenza?’.
La legge di Bilancio
Intanto, su accendono i riflettori sulla prossima legge di Bilancio proprio al capitolo sanità. Secondo Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed, “è vero che le risorse non ci sono, ma è anche vero che non si fa nulla per trovare quei 4 miliardi richiesti dal ministro Schillaci: non c’è all’orizzonte alcuna intenzione di lavorare ad una seria e concreta lotta all’evasione fiscale, che da sola consentirebbe di trovare molti più soldi di qualsiasi tassa sugli extraprofitti; e si continua a voler ignorare la possibilità di ricorrere al Mes che, vista la situazione, darebbe una vera boccata d’ossigeno alla sanità pubblica”. Il sindacato, che rappresenta oltre 14mila medici, aggiunge che “se invece l’intenzione è quella di privatizzare il Servizio sanitario nazionale occorrerebbe avere quantomeno il coraggio di confermare pubblicamente una decisione già assunta da tempo e di spiegarne le conseguenze ai cittadini”.
Se non ci fosse il Ssn
Non c’è dubbio che il Servizio sanitario pubblico, sia esso definito nazionale o regionale, attraversi un (lungo) periodo di difficoltà. Talmente lungo che molti italiani probabilmente hanno dimenticato quanto sia prezioso. E allora, per rinfrescare la memoria di chi del Servizio pubblico ricorda solo le inefficienze, l’Anaao Assomed, il principale sindacato dei dirigenti medici, sanitari e amministrativi del Ssn, ha fatto due conti per calcolare quanto costino alcune prestazioni che gli italiani possono avere gratuitamente o quasi proprio grazie al Ssn anziché doverle pagare di tasca propria se ricorressero ai servizi privati. Qualche esempio: un ricovero che richiede da una bassa a un’alta complessità assistenziale costa da 422 a 1.278 euro al giorno. Ai quali, però, andrebbero aggiunti 1.200 euro l’ora per un’eventuale sala operatoria. Per una colecistectomia laparoscopica semplice ci vorrebbero 3.300 euro, che salirebbero a 4.000 per una colecistectomia laparoscopica complessa, mentre la parcella del chirurgo potrebbe variare da 3.000 a 10.000 euro.
Il finanziamento pubblico
I costi di un check up cardiologico nel privato, aggiunge il sindacato, sono variabili a seconda di età, sesso ed esami previsti (di solito esami ematici più elettrocardiogramma di base e da sforzo con visita specialistica finale): 775 euro (con mammografia) per una donna sopra 40 anni, 694 euro (con mammografia) se ne ha di meno; va un po’ meglio agli uomini: 345 se hanno meno di 40 anni, 395 euro se ne hanno di più. “Siamo disposti a pagare queste cifre per curarci?” chiede l’Anaao Assomed. Il problema è che, secondo il sindacato, “siamo in una fase rischiosa per la tutela del diritto alla salute e le cause hanno radici antiche moltiplicatesi nel tempo”: il cronico insufficiente finanziamento pubblico del Servizio sanitario nazionale; l’autonomia differenziata, l’eccessiva frammentazione regionale e territoriale che subordina il diritto alla salute alla residenza; la mancanza di riforme organiche nazionali che “tengano il passo con le straordinarie novità scientifiche e tecnologiche di cui disponiamo”.