“Abbiamo avuto un aumento della temperatura globale di quasi 1 grado a partire dalla rivoluzione industriale e abbiamo già visto le conseguenze reali e dramamtiche per le persone”, ha detto l’esperto di clima Chris Campo della Stanford University. “Dovremmo quindi impegnarci a limitare il riscaldamento il più possibile al di sotto dei 2 gradi. E questo richiede un impegno che noi non abbiamo ancora visto”. In vista dei colloqui sul clima COP21 delle Nazioni Unite che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre, ad ogni paese è stato chiesto di presentare proposte sulla riduzione dell’uso dei combustibili fossili, così da ridurre le proprie emissioni di gas serra. La scadenza era fissata al 1 ottobre.
Un totale di 147 nazioni hanno presentato le loro intenzioni e gli scienziati hanno fatto due calcoli su come queste potrebbero influenzare il cambiamento climatico. La conclusione è che complessivamente sono ben al di sotto di quanto necessario per evitare un riscaldamento di due gradi entro il 2100: questa conclusione sarà presentataquesta settimana quando l’Istituto di Ricerca Grantham presenterà il suo rapporto per la COP21. Questo mostrerà che le emissioni di anidride carbonica a livello mondiale, attualmente di circa 50 miliardi di tonnellate l’anno, aumenteranno ancora nei prossimi 15 anni, anche se tutti i governi ripsetteranno gli impegni presi. I dati dell’istituto suggeriscono che raggiungeranno tra i 55 e i 60 miliardi entro il 2030. Il mondo invece dovrebbe riuscire a ridurre le emissioni a 36 miliardi di tonnellate di Co2 per avere una possibilità almeno del 50% di mantenere le temperature inferiori a 2 gradi. Le nazioni sviluppate possono anche impegnarsi a fare un uso crescente di fonti di energia rinnovabili, ma dato che le nazioni in via di sviluppo continuano il loro percorso di industrializzazione, le emissioni di Co2 continueranno ad aumentare.