Sciopero e manifestazione, l’autunno della scuola parte caldo

Sciopero e manifestazione, l’autunno della scuola parte caldo
24 settembre 2020

Tra mascherine, banchi monoposto, orari delle lezioni stravolti, decine di casi di classi chiuse per contagi da coronavirus, la scuola italiana nell’era post lockdown non fa in tempo a ripartire (a singhiozzo: molti istituti riaprono domani o addirittura lunedì prossimo, causa sanificazione per le elezioni, qualcuno addirittura a ottobre) e già arrivano le proteste di piazza di sindacati e organizzazioni studentesche. Uno sciopero di due giorni e una manifestazione unitaria coincidono infatti con l’inizio, ieri, di un autunno che si preannuncia molto caldo per il settore istruzione e la ministra Lucia Azzolina.

LO SCIOPERO DI GIOVEDÌ E VENERDÌ – Giovedì 24 e venerdì 25 settembre si tiene la due giorni di sciopero indetta da USB, Unicobas, Cobas Sardegna e Cub: assunzioni, edilizia scolastica, didattica in presenza, sicurezza i temi principali della protesta. Per gli organizzatori c’è un “bisogno impellente di garantire a tutti i lavoratori della scuola e agli studenti di rientrare in aula in sicurezza, di trovare spazi adeguati e sani, di avere tutti gli insegnanti in servizio dal primo giorno, di svolgere lezioni vere, in presenza, senza rischi”. Questa l’articolazione delle mobilitazioni: il 24 settembre dalle ore 9 raduno a Roma davanti la Camera dei Deputati in Piazza Montecitorio; il 25 settembre dalle ore 9 presidio sotto la sede del Ministero dell’Istruzione in viale Trastevere e, durante la gioranta, sit-in, flash mob e manifestazioni studentesche in varie altre città, tra cui Genova, Torino, Milano, Bologna, Firenze, Catania.

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SABATO MANIFESTAZIONE UNITARIA A ROMA – Il clou di questa prima tornata di proteste si terrà invece sabato a Roma, dove è il programma una manifestazione in Piazza del Popolo dalle ore 15.30. Indetto dal comitato “Priorità alla scuola” (il collettivo di insegnanti, genitori e studenti nato “dal basso” la scorsa primavera: previsti pullman da varie città), l’evento ha raccolto l’adesione della maggiorparte dei sindacati (FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams, Cobas) e delle organizzazioni studentesche.

“Priorità alla Scuola – ha spiegato il comitato su Facebook – non è una sigla sindacale e di conseguenza non proclama scioperi; anche potendo, pensiamo che non sarebbe stato il momento giusto. Ora è il momento di coltivare e rinsaldare la comunità educante, tenerne insieme tutte le componenti, considerandosi con reciproco rispetto. Gli scioperi e le manifestazioni studentesche del 25? Quelli li appoggiamo, anche perché sono scuola. La nostra manifestazione del 26 è un`altra cosa ancora: l`abbiamo messa sotto l`etichetta di ‘sciopero sociale’, vuole esprimere l`attenzione che intendiamo portare sulla scuola, che contiamo di far portare sulla scuola dalla società intera. È un`idea che riassumiamo in quello che sarà lo slogan principale della manifestazione: ‘Senza scuola non ci sono diritti'”.

Tra le richieste alla base della protesta ci sono la destinazione di “una parte cospicua dei fondi” del Recovery Fund alla scuola; investimenti strutturali definitivi in termini di percentuale del PIL investito per scuola e ricerca; la riduzione drastica e definitiva di precariato nella scuola e il miglioramento delle condizioni lavorative del settore scolastico; presidi sanitari nelle scuole necessari a riattivare la medicina scolastica come pratica di salute e cultura collettiva; forme di prepensionamento e/o congedo volontario per personale scolastico, docente e ATA, che soffrono di patologie e fragilità sanitarie; investimenti massicci nell`edilizia scolastica pubblica italiana.

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Per i sindacati confederali “diventa più che mai urgente intervenire sui tanti nodi che attanagliano da anni la scuola italiana, resi ancor più evidenti e intricati dall`emergenza pandemica. Nodi che restano purtroppo irrisolti in avvio del nuovo anno scolastico, essendosi rivelata del tutto insufficiente l’azione di governo, contrassegnata da incertezze e ritardi. È il momento di fare scelte coraggiose per combattere disuguaglianze, dispersione, precarietà, destinando parte consistente dei fondi ‘Next Generation Ue’ ai luoghi dove le ‘prossime generazioni’ dovranno crescere e formarsi”.

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