Dopo la fase iniziale del metodo Zamboni che prevedeva l’intervento ed il reclutamento di pazienti aventi la sclerosi multipla, la tecnica può ufficialmente essere avviata. Nel corso delle verifiche, saranno monitorati tutti i dati che potranno finalmente dire quanto è efficace e sicuro l’intervento di angioplastica in pazienti affetti da sclerosi multipla (qui la proteina responsabile) Finanziata daIla Regione Emilia Romagna, la ricerca coordinata dal dottor Paolo Zamboni ha visto la collaborazione dei centri di Bologna, Ravenna, Catania Policlinico, Ancona, Novara e dell’Istituto Besta di Milano, oltre che del Centro di Careggi di Firenze, per la valutazione delle risonanze magnetiche, e l’Università di Milano Bicocca per le analisi statistiche.
Questa ricerca, sovvenzionata dalla Regione Emilia Romagna e coordinata dal dottore Paolo Zamboni, sarà una grande speranza per 2,3 milioni di persone che hanno la sclerosi multipla.Paolo Zamboni ritiene che una delle cause che originano la scelorsi multipla sia l’insufficienza cerebrospinale venosa cronica, dove sia le vene cervicali che quelle toraciche non riescono a rimuovere il sangue dal sistema nervoso centrale.
Il sangue non rimosso, provoca carenza di ferro che a sua volta causa danni al cervello ed al sistema nervoso. Dunque l’angioplastica risulta essere un metodo utile per allargare i vasi delle vene cervicali e toraciche e l’intervento viene effettuato tramite una sondina.