Un incontro prevalentemente orientato sulla discussione di questioni tecniche in cui il Movimento 5 stelle ha ottenuto il “rinvio” dell’approdo del tema autonomia in Consiglio dei ministri. E’ quanto emerge al termine del vertice governativo che si e’ tenuto fino a tarda notte a Palazzo Chigi. Il partito di Luigi Di Maio ha sollevato le critiche dei ministeri a guida M5s alle richieste di autonomia presentate dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna e il risultato e’ stato un nuovo rinvio del dossier.
Sull’autonomia i 5 stelle “fanno muro e si nascondono dietro ai burocrati”, e’ l’accusa mossa da fonti leghiste al termine del vertice, cui hanno preso parte il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i due vice premier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio (il primo sostituito nell’ultima ora da Giancarlo Giorgetti), il ministro per gli Affari regionali, Erika Stefani, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, il vice ministro all’Economia, Massimo Garavaglia, e il sottosegretario agli Affari regionali, Stefano Buffagni.
Il vertice viene definito dai leghisti come “l’ennesima riunione a vuoto”. “I 5 stelle chiedono tempo e chiedono un incontro mercoledi’ prossimo”, si lamenta. “Nessun nodo risolto, bloccano qualsiasi iniziativa”. Il tema autonomia, quindi, non sara’ sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri. Piu’ di una fonte governativa, in nottata, spiega che il Cdm – ipotizzato alle 18.50 di oggi – non e’ formalmente convocato e c’e’ chi aggiunge: “chissa’ se si fara’”. “L’autonomia e’ nel contratto e si fara’. Le riunioni servono per far condividere le cose”, e’ la replica fatta trapelare da fonti M5s. “Quando si governa in due le cose si fanno in due. Quindi nessun blocco”.
Che il vertice non stesse andando benissimo lo aveva fatto capire Salvini, intervenendo a ‘Carta bianca’. “Lavori in corso”, aveva risposto. “Mi ha dato il cambio Giorgetti, che e’ come se fossi io”, aveva aggiunto. E, a chi gli aveva chiesto se il tema sarebbe andato in Cdm, come da lui chiesto da giorni, poi aveva risposto un po’ vago: “Noi siamo pronti, le cose vanno fatte per bene”. “M5S continua a essere il partito del No”, commenta una fonte leghista. I temi critici, secondo fonti M5s, sono la scuola, i trasferimenti fiscali dallo Stato alle Regioni e i trasporti.
Se ne discute per tre ore, ma al termine non si trova un punto di accordo. Si litiga anche sul metodo, perche’ i Cinque stelle vogliono un passaggio “pesante” in Parlamento, con la possibilita’ per le Commissioni di dare pareri e di emendare il testo. La Lega e’ per una soluzione piu’ snella, perche’ con emendamenti pesanti si dovrebbe ripartire da zero. Anche su questo, non si raggiunge un accordo. Quando Salvini lascia la riunione, intorno alle 22, per una intervista televisiva, la strada già si annunciava in salita.