Scontro frontale tra Mediobanca, soci Caltagirone e Delfin: l’offerta di MPS fa esplodere il conflitto

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Il clima a Piazzetta Cuccia è ormai incandescente. Dopo settimane di tensioni sotterranee, lo scontro tra Mediobanca e i suoi azionisti di riferimento, Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio (attraverso la holding Delfin), è esploso in tutta la sua durezza. Al centro del braccio di ferro c’è l’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Monte dei Paschi di Siena (MPS) su Mediobanca, una mossa che l’istituto guidato da Alberto Nagel non ha esitato a bollare come “ostile e contraria ai propri interessi”. Un giudizio durissimo, che segna un punto di non ritorno nel rapporto tra il management di Mediobanca e i suoi principali azionisti.

L’offerta di MPS: un’operazione “senza senso”

L’offerta, annunciata da MPS il 24 gennaio scorso, è stata stroncata senza mezzi termini dal consiglio di amministrazione di Mediobanca. In una nota ufficiale rilasciata al termine di una riunione carica di tensione, l’istituto ha definito l’Ops “priva di razionale industriale e finanziario”, aggiungendo che si tratta di un’operazione “distruttiva di valore” per Mediobanca. Non solo: l’offerta è stata classificata come “non concordata”, e quindi ostile, una definizione che suona come un’accusa diretta ai promotori dell’operazione, Caltagirone e Delfin.

Il board di Mediobanca non ha usato giri di parole: l’Ops rischia di “indebolire il modello di business” dell’istituto, basato su segmenti ad alto margine come il Wealth Management e l’Investment Banking. Inoltre, l’operazione è stata giudicata “priva di un chiaro razionale finanziario”, con il rischio concreto di una “diluizione dei multipli valutativi” di Mediobanca e un impatto negativo sui profitti.

Le criticità dell’operazione: un rischio troppo alto

Mediobanca ha messo nero su bianco le ragioni del suo netto rifiuto. L’offerta di MPS, secondo l’istituto, presenta “criticità insormontabili”. In primo luogo, manca di un “razionale industriale”: l’acquisizione comporterebbe un indebolimento del modello di business di Mediobanca, che si basa su attività specializzate e ad alto rendimento. In secondo luogo, l’Ops è stata giudicata “priva di sostenibilità finanziaria”, soprattutto per la difficoltà di determinare il valore intrinseco delle azioni di MPS.

La banca senese, infatti, è gravata da un patrimonio netto che deve fare i conti con “rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale”, per un totale di 3,3 miliardi di euro. A questo si aggiungono indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, una “marcata concentrazione geografica” (il 70% delle filiali si trova nel Centro-Sud Italia) e una clientela composta principalmente da piccole e medie imprese. Un quadro che, secondo Mediobanca, rende l’operazione “insostenibile”.

I nodi azionari: il conflitto di interessi di Delfin e Caltagirone

Uno degli aspetti più controversi dell’offerta è rappresentato dai “rilevanti intrecci azionari” tra Delfin e Caltagirone, che hanno interessi incrociati in Mediobanca, MPS e Assicurazioni Generali. Delfin, la holding di Leonardo Del Vecchio, detiene il 20% di Mediobanca e il 10% di MPS, mentre Caltagirone possiede il 7% di Mediobanca e il 5% di MPS (oltre a una partecipazione del 5% in Anima Holding, che a sua volta detiene il 4% di MPS).

Secondo Mediobanca, questa sovrapposizione di interessi crea una “potenziale disomogeneità” negli obiettivi rispetto al resto degli azionisti. In altre parole, l’offerta sarebbe stata promossa da soggetti che hanno “interessi comuni in più società”, configurando un “palese conflitto di interessi”. Un’accusa pesante, che mette in luce le tensioni tra il management di Mediobanca e i suoi principali azionisti.

Le reazioni del mercato: crollo di fiducia

Le reazioni del mercato all’annuncio dell’Ops non hanno tardato a farsi sentire. Il titolo MPS ha registrato un crollo del 2,01% a Piazza Affari, scendendo a 15,915 euro per azione. Anche Mediobanca ha subito una flessione, con un calo del 3,55%. Una dinamica che riflette la “fragilità del corso di borsa” di MPS e la “scarsa fiducia” degli investitori nella sostenibilità dell’operazione.

Le astensioni nel cda: il fronte diviso

All’interno del consiglio di amministrazione di Mediobanca, due membri si sono astenuti dall’approvazione del comunicato che boccia l’offerta di MPS: si tratta di Sandro Panizza e Sabrina Pucci, rappresentanti dell’azionista Delfin. La loro astensione è un segnale chiaro delle “divergenze interne” rispetto alla posizione ufficiale dell’istituto e conferma le tensioni tra Mediobanca e i suoi principali azionisti.

Conclusioni: uno scontro senza esclusione di colpi

Lo scontro tra Mediobanca e i soci Caltagirone e Delfin è ormai un conflitto aperto, con l’istituto di Piazzetta Cuccia che respinge con forza l’offerta di MPS, definendola “distruttiva di valore”. La mancanza di un razionale industriale e finanziario, unita ai “rilevanti intrecci azionari” e alle “criticità strutturali” di MPS, rendono l’operazione “insostenibile” per Mediobanca.

Il mercato, intanto, guarda con scetticismo all’Ops, mentre le tensioni tra gli azionisti di riferimento e il management di Mediobanca potrebbero portare a ulteriori sviluppi nei prossimi mesi. Resta da vedere se l’offerta di MPS riuscirà a superare gli ostacoli o se verrà definitivamente accantonata, lasciando spazio a nuove strategie per il futuro di Mediobanca. Una cosa è certa: il braccio di ferro è solo all’inizio, e nessuna delle parti sembra intenzionata a cedere.