Politica

Scontro Di Maio-Salvini sul 3%, scoppia “caso vertice”. E lo spread supera 280

Nuovo giorno nuove tensioni tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. In un botta e risposta a distanza che ormai e’ diventato un appuntamento quotidiano, i due vicepremier se le ‘suonano’ sul tetto del 3%, che per Salvini puo’ essere superato senza problemi, mentre Di Maio innalza un muro e avverte sul rischio spread. “E’ un dovere superare i vincoli europei, non solo il 3% di rapporto deficit Pil ma anche infrangere il 130-140% di debito”, e’ la linea leghista. Nessuna apertura dai 5 stelle, anzi per i pentastellati se sale lo spread, oggi ha toccato quota 282, e’ colpa di questa “sparate irresponsabili”, taglia corto Di Maio. Ma non e’ l’unico tema a contrapporre i due alleati di governo: scoppia il ‘caso’ del vertice chiarificatore, chiesto dal leader M5s in vista della prossima riunione del Cdm – non ancora convocata ufficialmente ma che potrebbe tenersi a inizio prossima settimana, forse lunedi’ – al quale la Lega replica secca: nessuno ce lo ha chiesto.

I pentastellati non ci stanno, e contrattaccano, ricorrendo all’ironia: “Il vicepremier Di Maio ha chiesto un vertice all’ultimo Cdm e a piu’ riprese pubblicamente ha chiesto un incontro a Salvini, lo ha fatto in piu’ occasioni chiedendo un tavolo su Flat tax e salario minimo. Se la Lega ci tiene gli facciamo una richiesta con carta bollata”. In serata, il titolare del Viminale sbotta: “Ne faccio anche otto di vertici, ma mi aspetto lealta’”. Altro tema del contendere le misure a sostegno delle famiglie. Risale a giorni fa l’annuncio di Di Maio di voler destinare il miliardo risparmiato sul reddito di cittadinanza a favore delle famiglie, con un pacchetto di norma ad hoc. Oggi, a sorpresa, il ministro leghista Lorenzo Fontana presenta una serie di emendamenti al decreto Crescita, all’esame della Camera, sempre a favore delle famiglie e con la copertura proveniente dai risparmi sul reddito. Mossa che irrita i 5 stelle, che affermano: “Ma Salvini ha delle sue proposte o copia solo quelle del vicepremier Di Maio?”.

Insomma, e’ un duello a suon di dichiarazioni e controdichiarazioni che portano il sottosegretario Giancarlo Giorgetti a dire senza mezzi termini: “Sono quattro mesi di campagna elettorale, lo stato di litigiosita’ e’ evidente a tutti. Se prosegue dopo il 26 maggio e’ insostenibile”. L’esponente della Lega, inoltre, conferma che i rapporti tra i due vicepremier siano ormai ai minimi: “Non si parlano. Si mandano raccomandate o tweet…”. La prima ‘stoccata’ di Di Maio a Salvini arriva gia’ in mattinata: “Stiamo chiedendo un vertice sull’Autonomia da un mese, ma dopo il caso Siri Salvini l’ha presa sul personale e non vuole fare vertici di governo. La Lega si e’ offesa per Siri”. Non solo.

Il ministro del Lavoro non nasconde la preoccupazione per l’atteggiamento leghista: “Sono 4 mesi che e’ cambiato qualcosa nell’atteggiamento della Lega che ci preoccupa”, afferma e aggiunge: “Non capisco Salvini, ha tolto la felpa e messo l’abito della casta”. Di contro, Salvini torna a insinuare il dubbio sui rapporti tra M5s e Pd: “Inizio a notare troppi accoppiamenti tra Pd e 5 stelle, troppa sintonia”. Parole subito rispedite al mittente dallo stesso Di Maio: “nessuna sintonia”. Altra diatriba tra i due: le norme sulla sanita’ e i partiti: la Lega dice no, accusa il Movimento. Il premier giuseppe Conte si tiene fuori dalle diatribe e non interviene nello scontro. Al contrario, ostenta tranquillita’ e garantisce: “Il governo lavora in piena sintonia per realizzare progetti strategici, raggiungendo traguardi significativi per il rilancio del Sud”.

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