La stella è una cosiddetta nana di tipo K, ovvero simile al nostro Sole ma leggermente più fredda e più piccola. Ma è vicinissima a noi. “Il pianeta è stato scoperto con il nostro Telescopio Nazionale Galileo – dichiara Emilio Molinari, direttore del TNG – nell’ambito di un programma di ricerca di pianeti rocciosi, simili alla Terra, condotto con il miglior cacciatore di pianeti attualmente disponibile a Terra, HARPS-N, montato appunto sul nostro telescopio italiano. Questo risultato è di grande soddisfazione e per noi e per tutto l’Inaf, che ha scelto di investire risorse in uno strumento all’avanguardia nella ricerca di pianeti extrasolari”. Il nuovo mondo, chiamato HD 219134b, è stato infatti scoperto grazie ad HARPS-N, il “cacciatore di pianeti”, uno strumento spettroscopico montato sul TNG nell’isola di La Palma alle Canarie. HARPS-N è stato sviluppato e installato da una vasta collaborazione internazionale che include partner italiani assieme all’osservatorio di Ginevra, un consorzio di Università Inglesi e al Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (USA). Questo strumento è in grado di misurare la velocità radiale della stella ospitante con una precisione che non ha rivali in tutto l’emisfero boreale, ed è ciò che ha permesso di individuare il pianeta grazie al minuscolo “dondolio” che la sua presenza induce gravitazionalmente sulla stella.
Tale misura consente di ricavare la massa del pianeta, che in questo caso è di quattro volte e mezza quella terrestre. E’ un pianeta un po’ più grande della Terra, ma molto più piccolo di Urano e Nettuno. Gli astronomi chiamano questi pianeti, non presenti nel nostro Sistema Solare, “superterre”. HARPS-N ci da indicazioni sulla massa del pianeta, ma il team di ricercatori responsabile della ricerca non si è accontentato. Ha voluto cercare anche il segnale (raro) del passaggio “transito” del pianeta di fronte alla sua stella ospite. Perché sapevano che solo in quel modo potevano misurare il raggio del pianeta, quindi il suo volume. Noto volume e massa si ha la densità, quindi si può stabilire se il pianeta è roccioso come la Terra, o gassoso come Giove. Questa ricerca ha richiesto la potenza di fuoco di un altro strumento senza rivali nel suo campo: il telescopio spaziale Spitzer, operato dalla Nasa, che lavora nelle lunghezze d’onda infrarosse al di fuori delle sorgenti di disturbo presenti nella nostra atmosfera. Fortuna audace iuvat. Misurando la luminosità di HD 219134 durante la finestra temporale predetta, Spitzer ha misurato in effetti una minuscola diminuzione di luce, della durata di poche ore: il transito di HD 219134b. Dall’entità di questa diminuzione si è stabilito che il raggio del pianeta è appena 1.6 volte il raggio terrestre, il che combinato con la massa misurata da HARPS-N, porta a una densità di circa 6 g/cm³. Un valore molto simile alla Terra, il che conferma HD 219134b a pieno titolo come una superterra, eccitando la fantasia di tutti noi.
Le sorprese non si sono fermate ad HD 219134b, che si è rivelato essere solo il membro più interno di un sistema planetario composto di ben altri tre pianeti, scoperti tramite un’analisi approfondita delle velocità radiali di HARPS-N. Questi pianeti sono rispettivamente un’altra superterra di 2.7 masse terresti su un’orbita di 6.8 giorni di periodo, un pianeta nettuniano di 9 masse terrestri e 47 giorni di periodo, e infine un pianeta gigante (62 masse terrestri, circa due terzi del nostro Saturno) molto più distante, con ben tre anni di periodo. “E’ un risultato senza precedenti. E’ il pianeta più vicino a noi roccioso, con caratteristiche molto simili a quelle della Terra. Appena abbiamo avuto la conferma della scoperta ho pensato: ecco, abbiamo la sceneggiatura perfetta per il prossimo film di Spielberg”, dice Giampaolo Piotto, dell’Università di Padova, membro del team che ha portato a questa scoperta. Ed aggiunge: “E’ un pianeta incandescente, non ospitale alla vita, ma quello che è più importante è che è ormai chiaro che ci stiamo avvicinando sempre più alla individuazione di un pianeta analogo alla Terra. Non ci siamo ancora, ma con Esa stiamo costruendo un satellite, PLATO, che sicuramente raggiungerà lo scopo. Ci vorranno ancora dieci anni, ma alla fine siamo certi troveremo un’altra Terra, probabilmente vicina a noi”.