Laurea, incoerenza e cultura gender: scoppia il caso Valeria Fedeli. Primo. Il neo ministro dell’Istruzione avrebbe mentito sul titolo di studio. Nella sua pagina web la neo ministra all’Istruzione racconta di aver conseguito il diploma di laurea in Scienze Sociali. “Peccato che – denuncia il sito Dagospia – il diploma di laurea di Scienze Sociali non è stato istituito prima del 1998 (ma in via sperimentale a Trieste e Roma) nel 2000, quando la nostra ministra era già segretaria nazionale del sindacato dei tessili”.
A sollevare il caso è anche Mario Adinolfi con un post pubblicato sul suo profilo Facebook: “Complimenti ministro, bel passo d’inizio – denuncia – e complimenti a Gentiloni che a dirigere scuola e università mette non solo una che non è laureata, ma una che spaccia per laurea in Scienze Sociali un semplice diploma della scuola per assistenti sociali”. Secondo. Il giallo della laurea si aggiunge alla polemica già sollevata contro la neo ministra all’Istruzione accusata di incoerenza. La Fedeli infatti in un’intervista a L’Aria che tira su La7 (video), durante la campagna referendaria, aveva dichiarato di non essere attaccata alla poltrona assicurando l’addio alla politica in caso di vittoria del no al referendum costituzionale. Poi, nemmeno due settimane dopo, la Fedeli viene nominata ministro. Terzo e ultimo punto. La nomina del ministro dell’Istruzione preoccupa l’ala cattolica contraria dichiaratamente alla cultura del gender.
“La nomina di Valeria Fedeli, il cui orientamento culturale a favore dell’identità di genere ad ispirazione Gender è ben noto, non può che essere letto come l’ennesima offesa nei confronti del popolo del Family Day” ha detto Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli. “Questa scelta ha chiaramente i toni della provocazione, se non della vendetta, verso le Famiglie del Comitato per il No, colpevoli di aver vinto il referendum, bloccando una pericolosa deriva autoritaria nella quale erano già in programma disegni di legge contro la famiglia naturale e il diritto dei bimbi ad avere mamma e papà”. Schietto l’intervento di Giorgia Meloni alla Camera. “La Giannini è stata rimossa perché non aveva santi in Paradiso e anche per fare spazio alla senatrice (Valeria Fedeli, nuovo ministro dell’Istruzione, ndr) che ha firmato la proposta per l’introduzione di una cultura gender nelle scuole: non c’è mai fine al peggio”, ha detto la presidente di Fratelli d’Italia. “Comprendo e condivido pienamente il malessere e le forti preoccupazioni manifestate dal popolo del Family Day all’indomani del giuramento del governo Gentiloni, in merito alla nomina a ministro dell’Istruzione di Valeria Fedeli, conoscendo le sue posizioni in materia di identità di genere e le sue iniziative finalizzate a introdurre l’ideologia gender nella scuola, come dimostra il disegno di legge depositato al Senato a sua firma” ha infine scritto sul suo profilo Facebook anche l’assessora alle Culture di Regione Lombardia, Cristina Cappellini.