Tra Stati Uniti e Cina, una tregua commerciale è stata raggiunta. Nel corso di una cena durata oltre due ore e organizzata alla fine del G20 a Buenos Aires (Argentina), Donald Trump e Xi Jinping hanno teso l’uno la mano all’altro. Washington ha accontentato Pechino decidendo che dal primo gennaio, i dazi adottati a settembre su importazioni cinesi aventi un valore di 200 miliardi di dollari non verranno alzati al 25% dal 10% come era invece previsto. Saliranno se, tra 90 giorni, le due parti non avranno siglato un accordo che risolva le preoccupazioni maggiori di Washington: trasferimenti forzati di tecnologia, furti di proprietà intellettuale, intrusioni informatiche.
La nazione asiatica – forse messa sotto pressione dal fatto che il G20 abbia deciso di riformare l’Organizzazione mondiale del commercio, di cui fa parte – ha compiuto un “magnifico gesto umanitario” (così lo ha definito la Casa Bianca): il Fentanyl (un oppiaceo potente che sta mietendo vittime in America) sarà considerato una ‘sostanza controllata’. Questo significa che chiunque in Cina lo venda agli Stati Uniti verrà punito pesantemente. Pechino – ha fatto sapere l’amministrazione Usa – si è inoltre impegnata a comprare da Washington una quantità “decisamente notevole di prodotti agricoli, energetici, industriali e di altro tipo”. E Xi ha mostrato “apertura” per approvare la fusione tra il produttore americano di chip Qualcomm e quello olandese NXP “se mi verrà di nuovo presentata”.
L’azienda Usa aveva rinunciato all’acquisizione nel luglio 2018 perché il via libera della Cina sembrava destinato a non arrivare mai, colpa della guerra a colpi di dazi in corso tra i due Paesi. Prima di salire a bordo dell’Air Force One di ritorno nella capitale americana, il consigliere Larry Kudlow era stato il primo a dire che la cena di lavoro tra Trump e Xi era andata “molto bene”. Solo un paio di ore dopo la Casa Bianca aveva definito “di grande successo” il faccia a faccia tra i due. Nel frattempo la tv di stato cinese in lingua inglese aveva già riferito, ma senza dettagli, che “dazi addizionali non saranno imposti dopo il primo gennaio” prossimo e che i negoziati tra le due maggiori potenze mondiali “continueranno”.
La Cina ora deve iniziare “immediatamente” a trattare. Ha 90 giorni di tempo per aggiustare il tiro. Altrimenti i dazi saliranno come minacciato. E magari – ma di questo la Casa Bianca non parla nella sua nota – le tariffe doganali aggiuntive per 267 miliardi potrebbero entrare in vigore. Prima ancora di iniziare il pasto con un’insalata condita da maionese, basilico e un’emulsione di parmigiano, Trump aveva detto di volere ottenere “qualcosa di fantastico” in campo commerciale per ambo i Paesi. Seduto di fronte a Xi – al quale poi sarebbe stato offerto controfiletto grigliato con cipolle rosse, ricotta di capra e datteri – Trump aveva indicato che la “relazione incredibile” tra lui e il leader cinese era “la ragione principale” della possibilità esistente di trovare un’intesa.
Con l’aiuto di un traduttore, Xi aveva dichiarato che “solo attraverso la cooperazione tra di noi possiamo servire gli interessi della pace globale e della prosperità ed è per questo che non vedo l’ora di avere questo incontro”. Già ai ferri corti in tema di sicurezza nella regione dell’Asia-Pacifico, Usa e Cina ora sembrano fare sul serio. Certo. Non basta una cena – finita con pancakes al caremello con cioccolato e crema fresca – per cancellare le tensioni commerciali di cui il G20 si è limitato a prendere atto ma che per il Fondo monetario internazionale vanno eliminate. Il fatto, tuttavia, che una tregua sia stata raggiunta, potrebbe permettere a Wall Street di tornare a correre. E a sperare fino al prossimo attacco di Trump. Naturalmente via Twitter.