Scultura, materiali e corpo invisibile: Kennedy Yanko da Poggiali
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Le sculture stanno nello spazio, in un certo senso lo definiscono. Sono lavori forti, che giocano con i materiali e anche con la tradizione del Novecento, a livello di consapevolezza. La Galleria Poggiali nella sua sede milanese di Foro Buonaparte ospita la prima personale in Italia di Kennedy Yanko, artista americana classe 1988 che lavora a Brooklyn. A raccontarci la genesi del progetto è il gallerista Marco Poggiali.
“Avevamo visto per la prima volta il suo lavoro alla galleria Denny Dimin a New York – ha spiegato ad askanews – e ci ha colpito. Poi siamo arrivati a conoscerla personalmente nel suo studio e di lì è nata una sorta di folgorazione per il suo lavoro, per la persona, per la capacità di reinterpretare materiali così diversi, ma che fondendosi creano uno spettacolo molto interessante e anche originale”.
La mostra “Because it’s in my blood” è per l’artista un omaggio alla cantante funk Betty Davis, ma soprattutto è un dispositivo che porta a ragionare sulla relazione tra i materiali che compongono le sculture, sul loro modo di coesistere creando qualcosa di nuovo. Metalli di riuso e lattice dipinto interagiscono con naturalezza, rielaborando, anche qui, immaginari che sembrano attingere dalla Pop Art e dal Nouveau Réalisme. “Ferro, rame – ha aggiunto Poggiali – sono materiali di recupero che lei poi plasma con il corpo, fisicamente”.
Aspetto molto interessante è proprio la presenza-assenza del corpo di Kennedy Yanko – ex modella, con tutto ciò che questo implica – che in qualche modo è attore invisibile delle sculture, a cui fornisce uno spazio di possibile esistenza, per poi ritrarsi dal manufatto finale. Un modus operandi che appare spiccatamente contemporaneo.