Soprusi e violenze inflitti ai piccoli alunni delle elementari. Un clima di terrore imposto da tre maestre di una scuola di un comune di Nebrodi. “Quello che succede a scuola deve rimanere a scuola”, minacciavano le tre insegnanti sospese dal servizio dopo le indagini della Polizia di Stato, in esecuzione delle misure interdittive, emesse dal Gip di Patti, Ugo Molina, su richiesta del sostituto procuratore Giorgia Orlando. Una delle maestre, 57 anni, la piu’ anziana, e’ stata sospesa dall’insegnamento per la massima estensione temporale prevista, ovvero un anno, le altre due, di 47 e 40 anni, per sei mesi. Alla misura interdittiva si e’ arrivati grazie al lavoro dei poliziotti del commissariato di Sant’Agata di Militello, diretto da Daniele Manganaro, che hanno raccolto le testimonianze di genitori preoccupati per quanto i figli, per lo piu’ intorno ai sette anni, raccontavano a casa al ritorno da scuola. All’inizio apparivano “cambiati”, spesso “nervosissimi”. Rifiutavano di andare a scuola, persino la recita scolastica sembrava terrorizzarli. Poi i primi racconti, le prime confessioni. Racconti sempre piu’ insistenti e sempre piu’ corali che disegnavano una realta’ scolastica quotidiana fatta di insulti continui, urla immotivate, schiaffi. Un bambino arriva a raccontare di un compagno colpito sulla nuca perche’ addormentatosi sul banco. Colpito cosi’ forte da procurarsi un bernoccolo in fronte. Un altro preso a schiaffi perche’ aveva detto di voler cambiare maestra.
Sono cosi’ scattate le prime intercettazioni ambientali. Cio’ che emerge dai filmati e’ molto piu’ grave di quanto raccolto fino a quel momento. La protagonista e’ sempre la stessa insegnante, la 57enne, la piu’ anziana. Le immagini sono chiare ed inequivocabili: in un frame l’insegnante afferra con violenza dalla giacca della tuta il piccolo e lo trascina fuori strattonandolo e urlando; in un altro, uno dei bimbi porta alla cattedra della maestra il proprio compito e viene colpito con uno schiaffo in pieno volto; il bambino indietreggia ma la maestra lo afferra, lo blocca alla sedia e lo colpisce con un altro schiaffo. Ancora botte, calci e schiaffi in altre registrazioni. In una si vede chiaramente un alunno che, dopo aver ricevuto un violento pizzicotto sulla guancia, cerca disperatamente di nascondersi sotto il banco.
“Vastasi, pezzenti, babbo, sei una capra, cretino, sei schifoso, cammina tu e tua madre pure, un porco sei, sei un ritardato mentale, siete cosa di stare per la strada e di andarvene veramente nel carcere minorile, non siete cosa di stare con le persone perbene, appena tu non scrivi ti vengo a prendere e ti passo con i piedi sulla pancia, vi lascio il segno addosso per tutta la vita”. Questi sono solo alcune delle rabbiose offese utilizzate e spesso urlate a pochi centimetri dal volto dei piccoli. Il regime del terrore messo in atto a scuola prevedeva inoltre una regola ben precisa: nulla doveva essere raccontato al di fuori della classe, ne’ all’interno della scuola, ne’ tantomeno a casa. “Quello che succede in classe non si deve riferire a casa e quello che succede a scuola deve rimanere a scuola”. Le altre due insegnanti appaiono spesso, imperturbabili, partecipando con impassibile ed ingiustificata indifferenza, senza alcuna disapprovazione ai sistematici abusi e alle violenze fisiche e verbali. Possibile uso della violenza da parte di una delle due potrebbe essere confermato dalle indagini in ulteriori episodi. Entrambe, piu’ volte interrogate su quanto accaduto, hanno apertamente negato quanto accaduto. Il contegno omertoso di entrambe e’ perdurato anche quando sono state informate delle riprese video e audio. Che adesso le inchiodano.