Scuola, è rottura con il Governo. Sindacati ora minacciano blocco scrutini

di Enzo Marino

“Ascolto” da parte del governo, ma le distanze restano tutte perchè “le modifiche apportate non hanno cambiato i punti critici della riforma”. Al termine ieri di tre ore di incontro a Palazzo Chigi tra il governo – rappresentato dai ministri Stefania Giannini, Maria Elena Boschi, Marianna Madia e Graziano Delrio insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti – e quindici sigle sindacali del mondo della scuola la sintesi è nelle parole della segretaria Cisl Anna Maria Furlan: “Siamo stati ascoltati, ci saranno altri momenti di incontro ma per ora non abbiamo soluzioni in tasca”. Tanto che i sindacati di categoria sono pronti ad annunciare “nuove iniziative di mobilitazione” anche nel periodo della fine della scuola, con sullo sfondo lo spauracchio del blocco degli scrutini. Strada da valutare “attentamente” ha osservato la leader Cgil Susanna Camusso perché spaccherebbe l’unità trovata nelle piazze tra insegnanti, studenti e famiglie, ma caldeggiata nettamente dalla Gilda degli insegnanti. “Se il governo non fermerà il cammino del disegno di legge, andremo dritti verso il blocco degli scrutini”, ha detto il coordinatore nazionale Rino Di Meglio dopo l’incontro di Palazzo Chigi.

Mentre il ddl prosegue il suo iter a Montecitorio, il governo non sembra intenzionato a fare passi indietro: “Siamo fermamente convinti che questo sia una riforma strategica, una riforma culturalmente importante e fondamentale per questo governo”, ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Per ora le modifiche restano quelle passate in commissione cultura alla Camera e il testo approderà in questa forma il 14 maggio in aula a Montecitorio per uscirne, secondo le intenzioni della maggioranza codificate nel calendario della capigruppo, sei giorni dopo, il 19 maggio. Giorno per il quale il Movimento cinque stelle, che da settimane ha lasciato per protesta i lavori della settima commissione, chiama in piazza Montecitorio per un sit in di protesta tutto il mondo della scuola. Poi la partita si sposterà al Senato con l’intento del governo di chiudere entro la metà di giugno perché la riforma, con il piano delle assunzioni, sia operativa da settembre.

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