di Giuseppe Novelli
Commissione Cultura al lavoro con ritmi serrati, una data, il 19 maggio, per il voto finale in aula -confermata dall’assemblea di Montecitorio oggi pomeriggio e osteggiata dal Movimento cinque stelle – e uno sciopero alle porte: la riforma della scuola scalda gli animi dentro e fuori il palazzo. Sel e M5S all’attacco, Fi con la maggioranza in un nuovo, ‘particulare’, patto del Nazareno. Alla vigilia dello sciopero del mondo della scuola il governo ribadisce la volontà di dialogare sul testo cercando di “migliorarlo senza stravolgerne l’impianto”. L’idea è di mantenere lo spirito della riforma cercando però di non arrivare a uno strappo che, dopo l’Italicum, trasformi la “buona scuola” in un terreno di scontro percorso da tutte le opposizioni contro il governo Renzi. Se saltassero i tempi previsti dalla maggioranza il piano di assunzioni non sarebbe a regime da settembre e per consentirlo sarebbe necessario blindare il ddl con una nuova fiducia dopo quella sull’Italicum. “Speriamo non si debba ricorrere a questo, dopo che si è scelta la via parlamentare del ddl rispetto al decreto” spiega più di un deputato di maggioranza. Intanto in commissione sono stati accolti un paio di emendamenti del Movimento cinque stelle che non partecipa per protesta ai lavori e quelli con parere contrario saranno riproposti in aula. In piazza domani, a fianco di studenti, insegnanti e genitori, Sel e M5S che non credono all’apertura della maggioranza.
Per Sel questo “provvedimento continuerà ad essere inaccettabile nonostante quei piccoli aggiustamenti che a Palazzo Chigi si stanno studiando con furbizie regolamentari utilizzate in Parlamento per soffocare i miglioramenti presentati dalle opposizioni”. Anche i cinquestelle – domani tutti in piazza, senatori e deputati – sono convinti che “non ci sia nessuna vera apertura sul testo, lo stanno solo edulcorando, è una truffa semantica – spiega Luigi Gallo – stiamo osservando un affannato comportamento del Pd che cerca di smontare le ragioni della protesta con una finta apertura quando invece il potere del preside rimane tutto, come rimane la chiamata diretta del dirigente che porterà corruzione e clientelismo nel mondo della scuola”. Tutt’altra musica dalle parti di governo e maggioranza. Il ministro per l’Istruzione Stefania Giannini premette il “rispetto per tutti gli scioperi” ma osserva che “i punti su cui si sciopera sono assolutamente estranei a quello che noi vogliamo fare con la buona scuola, cioè autonomia scolastica, potenziamento dell’offerta formativa”. Per Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd, “contestare l’assunzione di 100 mila e 700 persone e un investimento di 4 mld di euro nella scuola pubblica è un non senso”. Una risposta anche alla leader della Cgil Susanna Camusso per la quale la riforma crea una scuola per ricchi: “La preoccupazione della Camusso non trova fondamento nel contenuto del ddl, poichè oltre alla possibilità offerta ai cittadini di contribuire con il 5 per mille al funzionamento delle scuole, istituisce anche un fondo di perequazione statale del 10 per cento”.
Quanto allo “strapotere” lamentato da Sel e M5S la Puglisi ribadisce che “i miglioramenti al testo proposti dal Pd sanano qualsiasi possibile eccesso di potere” mentre “per la distribuzione dei 200 milioni di euro attribuiti alle scuole per premiare gli insegnanti migliori, il dirigente scolastico è affiancato dal Comitato interno di valutazione”. “Si è fatto un terrorismo incredibile sul cosiddetto strapotere dei presidi – spiega Bruno Molea di Scelta civica -, non c’è nessun licenziamento: la verità è che se un dirigente individua criticità può, non licenziare, ma spostare un insegnante all’interno delle classi o degli istituti che dirige. Una cosa che nella Pubblica amministrazione esiste già, con le leggi Bassanini”. Infine in una sorta di nuovo, settoriale, patto del Nazareno: Forza Italia si schiera con la maggioranza giudicando lo sciopero di domani “un’esibizione di corporativismo che non possiamo condividere”. “Renzi – spiega la responsabile scuola del partito Elena Centemero – non può né deve compiere l’errore di sottostare alle forze della conservazione. Chiediamo piuttosto al premier di non mortificare il confronto parlamentare sul ddl e di accogliere le nostre proposte che mirano a correggere alcune criticità del provvedimento, come l’esclusione illegittima degli idonei 2012 dal piano assunzionale”.