Se Draghi va a Quirinale c’è nodo governo, ipotesi patto “light”

Uno degli scenari che hanno iniziato a prospettare i partiti negli incontri di questi giorni

Mario Draghi

Un patto di governo circoscritto, con l’indicazione chiara di alcune (poche) priorità, la principale delle quali è rispettare gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza in scadenza al prossimo giugno. E’ questo uno degli scenari che hanno iniziato a prospettare i partiti negli incontri di questi giorni, nell’eventualità, non remota, di un passaggio di Mario Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale. Un accordo dunque “light”, che non porti necessariamente alla fine naturale della legislatura ma che serva a traghettare il Paese in sicurezza a elezioni leggermente anticipate rispetto alla scadenza naturale. Del resto, fanno notare fonti di governo, “senza l’autorevolezza di Draghi sarebbe difficile tenere insieme a lungo tutti i partiti che fanno parte dell’attuale esecutivo”. Soprattutto in una lunga campagna elettorale.

La priorità, come detto, è l’attuazione del Pnrr. Nel 2022 in tutto andranno centrati 102 obiettivi per ottenere 40 miliardi. In particolare andranno raggiunti 47 obiettivi nei primi sei mesi dell`anno e 55 nella seconda parte del 2022, per ottenere due tranche rispettivamente da 19 e 21 miliardi. Entro il 30 giugno 2022 sono previste la riforma della carriera degli insegnanti e la delega sul codice appalti pubblici. Il governo dovrà quindi garantire questa road map, centrando i target del primo semestre e impostando il lavoro per la seconda parte dell’anno. Altra priorità resta la gestione dell’emergenza Covid, a cui si lega il sostegno all’economia. Dunque c’è da chiudere la riforma delle pensioni, ma serve anche un riassetto del mercato del lavoro. In particolare, su questo punto, è allo studio un intervento sul cosiddetto decreto dignità, in particolare per i contratti a termine. Le causali per i rinnovi del tempo determinato, inseriti nel decreto, erano state sospese per la pandemia ma da gennaio sono tornate in vigore, con il rischio di frenare l’occupazione, che in questo periodo è sostenuta soprattutto, appunto, dai tempi determinati.

Su questi dossier il governo è al lavoro con i sindacati: un nuovo incontro tecnico è previsto per il 27 gennaio mentre il 7 febbraio tutto il lavoro svolto potrebbe approdare su un tavolo politico (con quali protagonisti si vedrà). Infine c’è un punto più “politico” e particolarmente difficile da affrontare: la legge elettorale. I prossimi mesi potrebbero (o dovrebbero) essere usati per aggiustare il sistema di voto. Ma su questo non sarà facile trovare una intesa. In questo schema, resterebbe comunque da trovare un “sostituto” di Draghi. L’opinione piuttosto condivisa è che serva un ‘tecnico’. Nessun partito, infatti, avrebbe convenienza a intestarsi la guida dell’esecutivo nei mesi che precedono le urne. I nomi al momento sul tappeto restano quelli di Marta Cartabia (poco gradita ai 5 stelle), di Vittorio Colao (che fonti di governo danno però in discesa), di Daniele Franco, che però difficilmente potrebbe essere spostato dal Mef, il ministero chiave per la gestione del Pnrr. Il procedimento per la ricerca di un’intesa potrebbe essere ‘facilitato’ da un intervento diretto di Draghi, almeno secondo l’opinione di Matteo Renzi. “Ci sta” che passi al Colle, ha detto stamani il leader di Iv, ma “credo che aiuterebbe” se “parlasse con i partiti” per definire “lo schema di gioco” di un eventuale nuovo governo.