Scienza e Tecnologia

Pochi secondi per rubare i dati dagli smartphone. Ecco come

Ci vogliono pochi secondi per un hacker esperto di Cellebrite per sbloccare uno smartphone e rubare tutti i dati.
Soprattutto per un dipendente dell’azienda israeliana che si definisce una delle più grandi compagnie tecnologiche al mondo, specializzata proprio in telefonia e potremmo dire in “pirateria informatica”.

Una qualsiasi foto scattata, un video, una conversazione che abbiamo nel telefono non è al sicuro, anche se è bloccato. La procedura che usano qui per avere accesso ai dati è semplice e rapida, basta collegare l’apparecchio ai loro dispositivi e il gioco è fatto, appare la password e si sblocca. L’azienda ha contratti in oltre 115 paesi, molti con governi, e si è fatta conoscere in tutto il mondo lo scorso marzo quando l’Fbi gli chiese aiuto per hackerare l’iPhone di uno degli attentatori della strage di San Bernardino, in California. Si possono “rubare” tante informazioni, messaggi e dati di “localizzazione”, sapere dove era una persona in un determinato momento. E persino i messaggi cancellati anni prima possono essere recuperati. Ben Peretz, vicepresidente esecutivo prodotti e strategia. “Ci sono tanti dispositivi che solo noi siamo in grado di sbloccare, estrarre i dati, decriptarli, decodificarli”. Ma qual è il limite, si può davvero recuperare tutto? “Dipende, soprattutto dal tipo di telefono e dal sistema operativo, ma riusciamo a lavorare quasi con tutto, magari ci impieghiamo qualche giorno in più” dice. Lavorano con oltre 15 mila telefoni, ogni mese hanno 150-200 modelli nuovi. E quando vengono lanciati aggiornamenti o nuovi telefoni ne studiano subito la tecnologia per sapere come intervenire. Anche se pensiamo di aver formattato e cancellato tutto, resta traccia dei nostri contenuti in uno spazio a cui non è così difficile accedere. Una tecnologia che potrà anche essere utile ma, privacy a parte, resta il dubbio che uno strumento del genere diventi pericolosissimo nelle mani sbagliate.

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