Separazione delle carriere dei magistrati spacca la maggioranza, barricate M5s

La proposta di legge costituzionale si compone di 10 articoli. Prevista una modifica alla composizione attuale del Csm

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La proposta di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, di iniziativa popolare su input delle Camere penali e fortemente sponsorizzata da Forza Italia, che ne ha chiesto l’incardinamento in commissione Affari costituzionali della Camera lo scorso febbraio, spacca la maggioranza giallorossa, con M5s da una parte pronto alle barricate pur di impedire che il provvedimento vada avanti, e Pd, Iv e Leu dall’altra che puntano a un intervento meno tranchant sul testo all’esame di Montecitorio. Dopo due rinvii, e’ scaduto ieri il termine per la presentazione degli emendamenti al testo della proposta di legge sulla separazione delle carriere dei magistrati. Il Movimento 5 stelle, nettamente contrario al provvedimento, ha presentato una decina di proposte di modifica tutte soppressive dell’intero articolato. le forze alleate di governo, invece, hanno presentato emendamenti solo per sopprimere l’articolo relativo all’azione penale, cosi’ da mantenerne ferma l’obbligatorieta’. Il testo, di cui e’ relatore l’azzurro Francesco Paolo Sisto, si compone di 10 articoli e mira a dar vita a due diverse ‘carriere’ all’interno della magistratura: quella requirente e quella giudicante, entrambe “autonome e indipendenti da ogni potere”.

La proposta va a modificare gli articoli 87, 104, 105, 106, 107, 110 e 112 della Costituzione. Oltre alla separazione delle carriere, il testo punta ad introdurre altre novita’: una sorta di ‘depotenziamento’ dell’obbligatorieta’ dell’azione penale (questo e’ uno tra i punti piu’ controversi e che fanno discutere all’interno della stessa maggioranza di governo), e la possibilita’ per gli avvocati e i professori di diritto di essere nominati “a tutti i livelli nella magistratura giudicante”. Quanto alle modifiche all’articolo 112 della Costituzione sull’azione penale, la proposta di legge aggiunge a “Il Pubblico Ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”, le parole “nei casi e nei modi previsti dalla legge”. In sostanza, si affida al legislatore il compito di stabilire i casi e le modalita’ a cui il pm deve attenersi per esercitare l’azione penale obbligatoria. “Se l’obbligatorieta’ dell’azione penale e’ un valore da salvaguardare, la sua concreta modulazione deve essere pero’ affidata alla legge ordinaria”, si legge infatti nella relazione introduttiva alla proposta di legge. Infine, si prevede una modifica alla composizione attuale del Csm, con “un pari numero di membri elettivi togati e laici. In ogni caso, la maggioranza della componente togata e’ assicurata dalla presenza, quale membro di diritto, del Primo presidente della Corte di Cassazione”.

Gli emendamenti dei pentastellati, spiegano i 5 stelle della commissione Affari costituzionali, sono “una scelta motivata da ragioni di metodo. Il dialogo resta aperto ma non ci sembra opportuno ora, visto che e’ in corso la discussione sulla riforma organica della giustizia, procedere ad una revisione costituzionale sulla separazione delle carriere e sull’obbligatorieta’ dell’azione penale. La riforma della giustizia infatti tocchera’ inevitabilmente aspetti riguardanti anche la magistratura e il suo funzionamento. Sara’ quella la sede opportuna per un confronto costruttivo”, spiegano. Per il Pd parla invece il capogruppo in commissione, Stefano Ceccanti: i dem hanno deciso “di presentare un unico emendamento soppressivo, quello sull’articolo che finirebbe con l’affidare alla maggioranza parlamentare pro tempore le priorita’ dell’azione penale. Si tratta dell’unica norma che a priori risulta doppiamente non condivisibile: per la sua collocazione costituzionale e per la soluzione sbagliata che da’ ad un problema pur reale. Ci sembra che in questa fase – osserva il costituzionalista dem – sia tra le forze della maggioranza sia con tutte le altre, piu’ che su revisioni costituzionali in materia che meritano di essere esaminate con tutta calma, si debba insistere soprattutto su un confronto positivo sull’evoluzione della legislazione ordinaria sviluppando i principi costituzionali gia’ esistenti della terzieta’ del giudice e della ragionevole durata del processo”. Dello stesso avviso Leu: “Il principio dell’obbligatorieta’ dell’azione penale va salvaguardato, e’ di rango costituzionale, e non puo’ essere subordinato alle maggioranze parlamentari di turno”, sottolinea Federico Conte, che aggiunge: “Il nostro emendamento e’ interamente soppressivo dell’articolo 10, un passaggio della norma che affiderebbe alla maggioranza, qualunque essa sia, il compito di indicare le priorita’ dell’azione penale. Una norma non condivisibile”.