Una dichiarazione che non lascia spazio a dubbi: il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenuto oggi alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti italiani a Milano, ha ribadito con fermezza la sua determinazione nel portare avanti la riforma sulla separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti. “Più ci attaccano e più cercano di intimidirci in vari modi, più la nostra volontà di continuare e di portare a fondo la riforma aumenta con maggior forza, vigore e determinazione”, ha affermato il Guardasigilli, sottolineando che il governo non intende arretrare di un passo.
Nordio ha tracciato una roadmap precisa per l’approvazione della riforma: “Siamo quasi a metà strada, abbiamo intenzione di continuare”. Secondo il ministro, il primo via libera arriverà entro marzo, mentre l’approvazione definitiva è attesa entro l’estate. Un calendario ambizioso, ma che il titolare del dicastero di Via Arenula sembra deciso a rispettare, nonostante le critiche e le opposizioni che continuano a levarsi da più fronti. Per il Guardasigilli è stata l’occasione annunciare che “con il commissario straordinario c’è un programma per cui entro due anni avremo 8 mila posti nuovi in carcere“.
Ma la vera novità è l’apertura al referendum, un passaggio che Nordio non solo non teme, ma che addirittura auspica: “Una materia così complessa è bene che sia sottoposta alla valutazione del popolo sovrano. Non abbiamo timore, ci affidiamo alla volontà del popolo. Poi quello che sarà sarà”. Parole che suonano come una sfida, ma anche come un appello alla democrazia diretta, in un momento in cui la riforma sta dividendo opinione pubblica e addetti ai lavori.
Il ministro non si è limitato a difendere il progetto, ma ha anche risposto indirettamente a chi lo accusa di voler indebolire l’indipendenza della magistratura: la separazione delle carriere, secondo Nordio, è una riforma necessaria per garantire maggiore equilibrio e trasparenza nel sistema giudiziario. E il referendum, lungi dall’essere un ostacolo, diventa un’opportunità per legittimare ulteriormente il percorso intrapreso.
La separazione delle carriere, se approvata, rappresenterebbe una svolta epocale nel sistema giudiziario italiano, con una netta distinzione tra i magistrati che giudicano e quelli che accusano. Una riforma che, secondo i sostenitori, rafforzerebbe l’imparzialità dei giudici, ma che per i critici rischia di minare l’autonomia della magistratura. Il dibattito è aperto, e il referendum potrebbe diventare il banco di prova definitivo per misurare il consenso popolare su una questione tanto delicata.
Mentre il percorso legislativo prosegue, Nordio sembra avere le idee chiare: la riforma non è solo una promessa, ma un impegno inderogabile. E il richiamo alla volontà popolare, con l’invito al referendum, è un segnale forte di fiducia nelle istituzioni democratiche e nel giudizio dei cittadini. Resta da vedere se questa determinazione sarà sufficiente a superare le resistenze e a convincere l’opinione pubblica. Una cosa è certa: la partita è ancora tutta da giocare.