La Serbia sta dispiegando unità dell’esercito vicino al confine con il Kosovo, ha annunciato il ministero della Difesa di Belgrado e l’esercito serbo rimarrà in stato di “massima allerta”, ha aggiunto invece l’ufficio del presidente serbo, Aleksandar Vucic, all’indomani degli scontri scoppiati tra serbi e polizia kosovara in tre località a maggioranza serba.
Venerdì le forze speciali della polizia del Kosovo hanno disperso con gas lacrimogeni i serbi nella città di Zvecan che volevano impedire ai sindaci albanesi, eletti ad aprile in una controversa elezione, di assumere l’incarico in tre comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo. Circa 50mila serbi residenti in quattro municipalità del Kosovo settentrionale, tra cui Zvecan, hanno evitato il voto del 23 aprile per protestare contro il mancato accoglimento delle loro richieste di maggiore autonomia, una nuova battuta d’arresto per l’accordo di pace di marzo tra Pristina e Belgrado, che era stato siglato dopo mesi di scontri e proteste grazie alla mediazione di Ue e Usa.
I serbi locali hanno dichiarato che non lavoreranno con i nuovi sindaci dei quattro comuni, tutti appartenenti a partiti di etnia albanese, perché non li rappresentano. I serbi della regione settentrionale del Kosovo non accettano la dichiarazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia del 2008, quasi un decennio dopo la fine della guerra nella ex Jugoslavia, e vedono ancora Belgrado come la loro capitale. Gli albanesi etnici costituiscono oltre il 90% della popolazione del Kosovo, mentre i serbi sono la maggioranza solo nella regione settentrionale.
Il Kosovo, ex provincia serba a maggioranza albanese, ha dichiarato l’indipendenza nel 2008 con il sostegno dell’Occidente a seguito della guerra del 1998-99 in cui la Nato è intervenuta per proteggere i cittadini di etnia albanese. L’indipendenza non è stata mai riconosciuta da Belgrado ma lo è stata comunque dalla maggior parte degli Stati occidentali e di quelli membri dell’Ue tranne Cipro, Grecia, Romania Slovacchia e Spagna. Il Paese è stato a lungo fonte di tensione tra l’Occidente e la Russia, che sostiene Belgrado nei suoi sforzi per bloccare l’adesione della nazione alle organizzazioni globali, tra cui le Nazioni Unite.
E così ieri Vucic aveva ordinato all’esercito di stare in massima allerta e di “muoversi” in direzione del confine con il Kosovo. Il primo ministro kosovaro Albin Kurti ha spiegato che le autorità di Pristina comprendono “le preoccupazioni” dei loro “partner internazionali”, dopo l’allerta dell’Ue, ma che “qualsiasi altra opzione equivarrebbe a non adempiere agli obblighi costituzionali “. “Invito tutti, in particolare i cittadini serbi del Kosovo, a collaborare con i nuovi sindaci e i loro gabinetti, che saranno multietnici, multiculturali, multilingue”, ha scritto Kurti su Facebook.