Settimana decisiva. M5S riapre a Renzi e detta 6 punti
Inizia oggi in aula la difficile partita per avere il via libera della riforma costituzionale entro luglio, come vorrebbe il premier Matteo Renzi, che ha parlato di “settimana decisiva” per le riforme. E il Movimento 5 Stelle ha riaperto al confronto con il governo. In un post, pubblicato sul blog di Beppe Grillo e dal titolo “6 punti: Renzie, gasteropode rispondi – #gasteropoderispondi”, i pentastellati hanno chiesto una risposta al presidente del Consiglio.
“Sin dall’inizio degli incontri con il Pd, era stata annunciata una consultazione on line che avrebbe approvato o respinto un eventuale accordo finale. Pertanto, avremmo voluto sottoporre a questa consultazione un testo preciso che, al contrario, manca. Nell’incontro di giovedì 17 noi ci saremmo attesi che, con la stessa chiarezza e disponibilità con la quale avevamo accettato le esigenze del Pd in tema di governabilità, il Pd avesse manifestato analoga apertura sui temi delle preferenze, delle clausole di sbarramento e del premio di lista e non di coalizione, oltre che in tema di “Parlamento pulito” – si legge nel post -. Al contrario, il Pd ha “incassato” l’apertura del M5s senza dare alcuna risposta chiara ma buttando avanti generiche disponibilità a discutere e subordinando, comunque, l’accordo alla disponibilità “degli altri” (cioè di Forza Italia).
“Ci sarebbe dovuto essere un successivo incontro per chiarire i troppi punti in sospeso, poi, l’assoluzione di Berlusconi ed il conseguente rafforzamento del patto del Nazareno – come è emerso anche dalle dichiarazioni dei dirigenti del Pd – hanno gettato una diversa luce sulla tattica dilatoria attuata dal Pd dopo il primo incontro. Vogliamo dare ai cittadini la possibilità di avere una legge elettorale nata dal confronto tra le due principali forze politiche del Paese, e non dagli accordi segreti presi con un condannato – prosegue il post -. Per fare questo occorre che da parte del Pd ci sia trasparenza e serietà. Quindi, onde evitare ulteriori perdite di tempo e spettacoli inconcludenti come l’ultimo streaming, ora è necessario che Renzi e il Pd rispondano per iscritto ai 6 punti del MoVimento 5 stelle di seguito riportati”.
“Premessa: il limite posto dalla Corte Costituzionale; come dichiarato dall’inizio, il M5s accetta l’idea di un premio di maggioranza (indirettamente previsto nello stesso “democratellum”) solo a condizione che esso risulti compatibile con i limiti di costituzionalità fissati dalla Corte Costituzionale che, con la sua sentenza di gennaio, ha bocciato la Legge Calderoli (il “Porcellum), ritenendo non ragionevole e lesivo del principio di rappresentanza un premio che ha trasformato una quota elettorale del 29,5% in un 54% dei seggi. La Corte non ha precisato ulteriormente il suo pensiero in materia, pur ritenendo che il Parlamento possa fissare un ragionevole limite di disrappresentatività per favorire la governabilità, ma, dalla sentenza di ricavano due indicazioni implicite: a) il premio non è ragionevole se non è espresso in una quota fissa (ad es. il 15%) e contemporaneamente non fissa una soglia minima per ottenerlo (ad esempio il 40%), per cui può arrivare a qualsiasi valore. Nel caso specifico il premio era stato di circa il 24,5% che possiamo assumere come valore limite al di là del quale esso diventa irragionevole b) il premio non è neppure ragionevole se equivale o, addirittura supera la quota di seggi spettanti nella quota proporzionale. Insomma, non è possibile che il partito A che abbia ottenuto il 25% dei voti ottenga il doppio dei seggi o più. Dunque, per restare nei limiti della sentenza della Corte, occorre preliminarmente stabilire o una soglia minima per ottenere il premio (ad esempio il 35%o 40%), oppure fissare il premio in una cifra fissa (ad esempio 95 o 100 seggi)”.
Poi i 6 punti del Movimento: il primo riguarda il doppio turno: sarebbe “un ulteriore elemento distorsivo, che aggrava la situazione. Questo può essere accettabile per elezioni amministrative ma non per elezioni politiche, dove il principio di rappresentatività deve essere ben più rigido per le ben diverse attribuzioni di potere dell’organo eletto”. Nel secondo si parla ancora del premio di maggioranza dell’Italicum. “Prevede un premio del 15% al primo turno nel caso una coalizione ottenga almeno il 37,5% (con che conquisterebbe il 52% dei seggi) ed assegna il 52% dei seggi, comunque, a chi vinca il secondo turno, attribuendo, quindi un premio sicuramente superiore al 15% e potenzialmente molto maggiore anche al 24,5% che era parso eccessivo alla Corte Costituzionale. Per cui siamo in piena incostituzionalità della legge”. E si prosegue con: “Il M5s è disponibile ad accettare un premio di maggioranza in quota fissa (il 15% pari a 94-95 seggi) oppure un premio finale che assicuri la maggioranza assoluta al vincitore, ma a condizione che si stabilisca una soglia minima per poterlo ottenere”. Terzo punto: “Mettere in sicurezza la Costituzione: il premio di maggioranza accettabile solo se accompagnato a diversi meccanismi di garanzia costituzionale come rivedere la titolarità del potere di elezione dei giudici costituzionali o le maggioranze richieste, altrettanto per il Presidente della repubblica e per il processo di revisione costituzionale”.
Il quarto punto: “Sin dalla sua fondazione il M5s ritiene qualificante il ritorno all’elezione dei deputati attraverso il metodo delle preferenze che è ritenuto qualificante anche dalla sentenza della Corte Costituzionale”. Il quinto riguarda invece “Coalizioni e clausole di sbarramento: il M5s ha segnalato l’opportunità di assegnare l’eventuale premio di maggioranza al singolo partito e non alle coalizioni, che spingono a grandi ammucchiate prive di sostanziale unità politica che, dopo il voto, si sciolgono rapidamente”. E nel sesto: “Soglie di sbarramento ed effetto di sommatoria: c’è poi un secondo aspetto da considerare, le soglie di sbarramento diventano un modo surrettizio per accrescere il premio di maggioranza infatti, anche fissando al 2% la soglia, se ci fossero 7-8 partiti che ottenessero in media l’1,5%, questo vorrebbe dire che ci sarebbe un 10-12% di seggi non assegnati che andrebbe ai partiti maggiori ed, in primo luogo, al partito vincitore, il cui bottino elettorale si accrescerebbe di un buon 5-6% avvicinandosi pericolosamente alla sogli per la revisione costituzionale”.