Sfida Milano-Pontida, a confronto le due vie del centrodestra. Berlusconi incognita per Parisi, forfait di Lepen a Salvini
LE CONVETION La kermesse di Mr. Chili non avrà nel parterre degli ospiti la cosiddetta ‘nomenklatura’. Il leader leghista guarda alle destre anti-sistema di Barbara Acquaviti
di Barbara Acquaviti
A separarli ci sono più o meno 60 chilometri. Ma tra il Megawatt di Milano e Pontida la distanza sarà siderale. Dal punto di vista iconico e politico. Da una parte la convention di Stefano Parisi, moderata nei toni e nell’impostazione, dall’altra il pratone verde Lega con tutta la tradizione di folklore che si porta dietro. Ma soprattutto i due eventi, che si terranno nel weekend, rappresentano due idee diverse di centrodestra. L’una che ambisce alla creazione di un movimento pop-lib, in sintonia con il popolarismo europeo, l’altra che con Matteo Salvini guarda alle destre anti-sistema. In comune hanno una sfida, a cui tutti però fingono di non dare priorità: quella per la leadership della coalizione. Una delle caratteristiche dell’appuntamento dell’ex candidato sindaco di Milano è quella di non avere nel parterre degli ospiti la cosiddetta ‘nomenklatura’. Nessun politico è stato invitato – ha ribadito più volte – ma chiunque vorrà andarci è il benvenuto. Parole rivolte in particolare alla vecchia guardia di Forza Italia che, per la maggior parte, non ha accolto a braccia aperte l’uomo a cui Silvio Berlusconi ha affidato la due diligence del partito. “Noi – ha detto Mr. Chili a ‘Porta a porta’ – non parliamo all’establishment del centrodestra ma a chi è deluso dell’offerta politica. Sono contento che alla convention vengano consiglieri e amministratori, gente che ha preso voti. Poi se ci sarà o meno la nomenklatura, penso che questo interessi a pochi”. Il suo progetto, ha poi spiegato al Giornale, è “ricostruire una piattaforma ideale per un’area liberale che si contrapponga in modo chiaro e netto alla sinistra”.
La vera incognita per Parisi e però proprio Silvio Berlusconi. Colui che lo ha convinto a candidarsi a Milano e poi a prendersi in carico la situazione azzurra, potrebbe rivelarsi anche il suo peggior alleato. Perché l’ex premier, obbligatoriamente in secondo piano dopo l’operazione al cuore, non soltanto ha affossato ogni possibile o presunto delfino, ma è abituato anche a ragionare in termini di convenienze. E, in questo momento, il quadro – tra l’esito del referendum e le eventuali modifiche alla legge elettorale – è ancora troppo fluido perché faccia una scelta netta di campo. Tanto che ha convocato per metà ottobre una conferenza programmatica di Forza Italia, rianimando di fatto un partito dall’elettrocardiogramma ormai quasi piatto. Dall’altra parte a Pontida, Matteo Salvini cercherà invece di spiegare la sua idea di Lega del futuro ad un popolo che ha cominciato a radunarsi in quel prato in nome della secessione del Nord. Quei tempi sono passati ma di mezzo c’è stato anche quel tentativo di sfondare al Sud che alle ultime elezioni non ha riscosso successo. Lo stesso segretario, che a dicembre dovrà superare la prova del Congresso, è uscito un po’ indebolito dall’ultima tornata elettorale. E infatti sono riemerse dualità che parevano sopite come quella con Roberto Maroni. All’appuntamento leghista, comunque, oltre al governatore della Lombardia e a quello del Veneto, Luca Zaia, ci sarà anche il presidente della Liguria, Giovanni Toti, che dentro Forza Italia è esponente dell’asse del Nord (e dunque favorevole a ripartire dall’alleanza con Lega e Fdi), oltre che tra i più scettici verso Stefano Parisi. Non ci sarà, invece, Marion Lepen, che attesa guest star dell’evento che alla fine ha dato forfait per un altro impegno.