di Barbara Acquaviti
La vera incognita per Parisi e però proprio Silvio Berlusconi. Colui che lo ha convinto a candidarsi a Milano e poi a prendersi in carico la situazione azzurra, potrebbe rivelarsi anche il suo peggior alleato. Perché l’ex premier, obbligatoriamente in secondo piano dopo l’operazione al cuore, non soltanto ha affossato ogni possibile o presunto delfino, ma è abituato anche a ragionare in termini di convenienze. E, in questo momento, il quadro – tra l’esito del referendum e le eventuali modifiche alla legge elettorale – è ancora troppo fluido perché faccia una scelta netta di campo. Tanto che ha convocato per metà ottobre una conferenza programmatica di Forza Italia, rianimando di fatto un partito dall’elettrocardiogramma ormai quasi piatto. Dall’altra parte a Pontida, Matteo Salvini cercherà invece di spiegare la sua idea di Lega del futuro ad un popolo che ha cominciato a radunarsi in quel prato in nome della secessione del Nord. Quei tempi sono passati ma di mezzo c’è stato anche quel tentativo di sfondare al Sud che alle ultime elezioni non ha riscosso successo. Lo stesso segretario, che a dicembre dovrà superare la prova del Congresso, è uscito un po’ indebolito dall’ultima tornata elettorale. E infatti sono riemerse dualità che parevano sopite come quella con Roberto Maroni. All’appuntamento leghista, comunque, oltre al governatore della Lombardia e a quello del Veneto, Luca Zaia, ci sarà anche il presidente della Liguria, Giovanni Toti, che dentro Forza Italia è esponente dell’asse del Nord (e dunque favorevole a ripartire dall’alleanza con Lega e Fdi), oltre che tra i più scettici verso Stefano Parisi. Non ci sarà, invece, Marion Lepen, che attesa guest star dell’evento che alla fine ha dato forfait per un altro impegno.