di Giuseppe Novelli
Vittorio Sgarbi ufficializza la propria discesa in campo a sindaco di Milano. L’attuale assessore del Comune di Urbino ha detto: “Straccerò il bollettino per pagare le imposte, perché con i soldi vengono fatte cose come il Padiglione Italia all’Expo. “Finisce l’Expo e cosa succede? L’unica cosa che non buttano giù è la più brutta (il padiglione Italia, ndr), tutti gli altri li smantello e poi cosa ci faccio? Ne faccio un’area per nuova edilizia e chi le compra le nuove case? Io non smantello niente, tengo tutto, faccio dei letti a castello e ospito tutti gli emigranti, per 30 anni almeno può stare in piedi”.
Sgarbi aveva già annunciato di candidarsi a primo cittadino di Milano, in occasione delle amministrative della prossima primavera, non tanto perché ho ambizioni politiche, ma perché mi sembra assurdo lasciare la città di Milano senza un’idea, senza un progetto. “Dopo l’uscita di scena di Maurizio Lupi e la desistenza di Giuliano Pisapia, due componenti di area politica riconoscibile, è il momento di una posizione post politica”. Per Sgarbi la priorità è alzare il prestigio culturale della città. L’obiettivo è fare una città delle cento meraviglie: a partire da Scala, Triennale, Brera e Piccolo Teatro. Secondo il critico d’arte e già assessore alla Cultura con il sindaco Letizia Moratti e prima ancora sottosegretario ai Beni culturali, l’incarico di sindaco non sarebbe incompatibile con quello attuale di assessore nella città marchigiana: “La legge Bassanini non lo vieta”.