Politica

Si apre il 115esimo Congresso Usa, obiettivo è cancellare Obama. Gli ostacoli di Trump

Oggi si riunisce per la prima volta il 115esimo Congresso degli Stati Uniti, il più potente e ambizioso a guida repubblicana degli ultimi 20 anni, si è già posto l’obiettivo di lasciare il proprio segno praticamente su ogni aspetto riguardante la vita degli americani, dall’ambito sociale a quello ambientale, dalla vita economica alla sicurezza, demolendo molte delle politiche portate avanti dall’amministrazione Obama. Con l’insediamento ufficiale del Congresso, il Partito Repubblicano avrà a disposizione un’ampia maggioranza che, assieme al nuovo inquilino della Casa Bianca potrebbe teoricamente consentire l’implementazione di un’agenda politica tra le più reazionarie della storia di questo paese. Prima ancora del giuramento del presidente eletto, Donald Trump, previsto il 20 gennaio, che darà al Grand Old Party l’intero controllo, i repubblicani intendono agire rapidamente su alcune delle loro priorità, innanzitutto vagliando le ipotesi percorribili per abrogare la riforma sanitaria, meglio conosciuta come Obamacare. Tra le prime questioni da affrontare dopo l’insediamento del nuovo presidente, c’è quella di colmare il vuoto lasciato da Antonin Scalia alla Corte Suprema, dopo la scelta dei repubblicani di bloccare qualsiasi nome proposto da Obama, che avrebbe spostato l’equilibrio del massimo tribunale verso i democratici.

OSTACOLI DI TRUMP “È un duro lavoro avere le responsabilità e produrre risultati. E intendiamo farlo” ha commentato il senatore Mitch McConnell, il leader della maggioranza repubblicana. Dall’altra parte, i democratici si preparano ad alzare le barricate, dopo le ferite profonde lasciate dalle ultime elezioni, dalle scelte di Trump per gli uomini al governo e dai continui attacchi che subiscono dal presidente eletto, che su Twitter ha augurato buon anno a tutti, anche “a quelli che mi hanno combattuto e che hanno perso così nettamente che semplicemente non sanno cosa fare”. Al Congresso, Trump non dovrà superare solo il muro democratico, ma anche le diffidenze e gli ostacoli che gli metterà di fronte una parte dei repubblicani, divisi per esempio su come procedere con la riforma sanitaria e sulla riforma del codice tributario. Sarà poi necessaria la collaborazione tra i leader delle due Camere per rendere veloce, snello ed efficiente il lavoro in Congresso.

LE RIFORME “Hanno un’opportunità d’oro, ma ho visto che quando un partito ha avuto il controllo della Casa Bianca, del Senato e della Camera, c’è il pericolo di esagerare” ha commentato Trent Lott, ex leader della maggioranza repubblicana in Senato. “Se esageri, come con l’Obamacare, e non ottieni per niente il sostegno dell’altra parte, hai un problema. Devi trovare il modo – ha aggiunto – per lavorare con gli altri”. La riforma tributaria e il piano per le infrastrutture potrebbero essere due opportunità per una collaborazione tra repubblicani e democratici; la commissione Finanza del Senato si sta già muovendo in questa direzione, secondo il New York Times, ma si tratta di temi che probabilmente rimarranno in secondo piano. In Senato i repubblicani avranno una maggioranza risicata, ma tra i 48 democratici ce ne saranno dieci che tra due anni cercheranno di essere rieletti, in Stati che hanno votato per Trump; per questo, i repubblicani pensano di poter contare sul loro sostegno, almeno in alcune occasioni. Su molte, i democratici – guidati da un nuovo leader, Chuck Schumer – cercheranno invece di usare tutti i mezzi a disposizione, comprese le complesse procedure dell’Aula, per rallentare o persino bloccare alcuni punti dell’agenda del nuovo presidente.

IL CONGRESSO Tra i membri della Camera dei Rappresentanti statunitense che oggi pronunceranno il giuramento ci sarà la prima donna di origini indiane (nata a Chennai, in una famiglia tamil); in Senato, ci sarà un numero record di donne, compresa la prima latinoamericana. Questo per dire che il 115esimo Congresso, che si riunisce oggi per la prima volta, riflette la diversità dell’America, ma anche la netta differenza tra i due partiti politici. Gli uomini bianchi rappresentano l’87% dei repubblicani che sederanno alla Camera, come nella precedente sessione, contro il 41% dei democratici (erano il 43% nell’ultima), secondo i dati pubblicati dal Cook Political Report. La composizione razziale rappresenta lo specchio di chi ha votato per i due partiti, visto che l’87% dei voti per il repubblicano Donald Trump è arrivato dai bianchi, che hanno avuto un peso minore (55%) nel voto per la democratica Hillary Clinton. Questi dati lasciano entrambi i partiti con problematiche da risolvere.

NUOVI SENATORI I membri democratici del Congresso sono in gran parte di aree metropolitane; il partito ha vinto nei distretti nelle e intorno alle città e lungo le coste, ma è stato incapace di parlare agli elettori della parte centrale del Paese, soprattutto ai lavoratori bianchi, molti dei quali hanno lasciato il partito democratico per quello repubblicano. Al contrario, i repubblicani sembrano incapaci di parlare ai latinoamericani, agli afroamericani e agli asiatici, che rappresentano un numero costantemente in crescita di elettori; tra i nuovi repubblicani alla Camera, ci sono molti veterani, tra cui Brian Mast, che ha perso entrambe le gambe in Afghanistan nel 2010, quando un ordigno è esploso tra i suoi piedi. Tra i sette nuovi senatori, quattro sono donne, tutte democratiche; in tutto, la presenza femminile è aumentata in Senato di un’unità, da 20 a 21 rappresentanti su cento. L’età media dei 435 deputati è di 57,8 anni, quella dei 100 senatori 61,8 anni, secondo il Congressional Research Service.

 

 

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