Si è spento a 82 anni il celebre fotografo Oliviero Toscani. “Ho vissuto troppo e troppo bene”
Il celebre fotografo Oliviero Toscani si è spento a 82 anni nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Cecina (Livorno) dove era stato trasportato per un peggioramento delle sue condizioni causato dall’amiloidosi, una rara malattia incurabile che gli era stata diagnosticata nel 2023. Era stato lo stesso Toscani a renderla nota durante un’intervista concessa al Corriere della Sera dalla sua casa di Casale Marittimo, in provincia di Pisa, dove viveva dagli anni Settanta, spiegando tra l’altro di aver perso nell’ultimo anno 40 chili e di aver ragionato sul suicidio medicalmente assistito.
Alla domanda se avesse paura della morte, il fotografo aveva risposto: “No, non ho paura, basta che non faccia male. E poi ho vissuto troppo e troppo bene, sono viziatissimo. Non ho mai avuto un padrone, uno stipendio, sono sempre stato libero”. Toscani lascia la sua terza moglie, l’ex modella norvegese e sua agente Kirsti Moseng, da cui ha avuto tre figli, che si aggiungono ai tre frutto delle prime due relazioni.
Milanese, figlio di Fedele uno dei fotoreporter storici del Corriere della Sera, Oliviero Toscani iniziò a lavorare per la pubblicità e per le più importanti riviste di moda, realizzando foto per le campagne di alcuni dei più noti brand della moda attingendo spesso ai temi sociali, dal razzismo all’Aids, dalla pena di morte all’anoressia. Geniale e provocatorio, ha firmato alcune delle campagne pubblicitarie più emblematiche e premiate (indimenticabile il suo lungo sodalizio con Benetton), finendo spesso al centro di accese polemiche.
in dalla sua prima campagna per il Cornetto Algida, Oliviero Toscani si è affermato come una forza creativa e innovativa nel mondo della pubblicità e della fotografia. Il suo lavoro ha spaziato attraverso marchi e pubblicazioni globali, trasformando non solo il volto di queste entità ma anche il modo in cui la pubblicità viene percepita.
La carriera
Toscani è stato dietro alcune delle campagne più iconiche per marchi come Esprit, Chanel, Robe di Kappa, Fiorucci, e soprattutto United Colors of Benetton. La sua collaborazione con Benetton dal 1982 al 2000 ha rivoluzionato la comunicazione aziendale, creando immagini che non solo promuovevano un prodotto ma lanciavano messaggi sociali potenti. La celebre campagna del 1990 con un malato terminale di AIDS è un esempio perfetto dello “shockvertising”, un termine che Toscani stesso ha contribuito a rendere noto, unendo “shock” e “advertising”.
Lo “shockvertising” non è stato solo una strategia di marketing per Toscani; è stato un mezzo per stimolare discussioni su temi tabù come il razzismo, la guerra, la morte e la religione. Le sue immagini provocatorie hanno spesso sollevato polemiche ma hanno anche aperto dibattiti importanti, contribuendo a una maggiore consapevolezza sociale.
Riconoscimenti
Le opere di Toscani sono state esposte in alcune delle location più prestigiose del mondo, come la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui quattro Leoni d’Oro, il Gran Premio dell’UNESCO, e riconoscimenti da vari Art Directors Club internazionali. Il suo contributo al mondo dell’arte visiva e pubblicitaria è stato anche onorato con titoli come “creative hero” da Saatchi & Saatchi e “Sogno di Piero” dall’Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 2010 era stato nominato Accademico di onore dall’Accademia di belle arti di Firenze, e nel 2017 aveva ricevuto la laurea ad honorem da parte dell’Accademia di belle arti di Brescia. Nel 2019 aveva vinto il premio alla carriera dell’Art director’s club tedesco.
Noto anche per la sua vita privata, Toscani era un ateo convinto e viveva in una tenuta a Casale Marittimo, dove si dedicava a passioni come l’allevamento di cavalli e la produzione di vino e olio. Era padre di sei figli, tre dei quali avuti con la sua terza moglie, l’ex modella norvegese Kirsti Moseng. Oliviero Toscani non è stato solo un fotografo e pubblicitario, ma un vero e proprio artista che ha utilizzato la sua arte per sfidare e cambiare la società.
Il suo lavoro ha lasciato un’impronta duratura nel mondo della comunicazione visiva, dimostrando che la pubblicità può essere un potente strumento di cambiamento sociale. La sua eredità continua a influenzare nuovi creativi che vedono nella sua opera un esempio di come l’arte possa andare oltre il semplice vendere, per educare, provocare e, soprattutto, far pensare.