Quarantré migranti sbarcano a Bari nella tarda serata, dopo che la Corte d’Appello di Roma ha ribaltato i trattenimenti nel CPR albanese di Gjader. Un verdetto che scatena un terremoto politico, riaprendo la guerra tra il governo Meloni e la magistratura, già incandescente per il caso Almasri. A Palazzo Chigi non arretrano di un millimetro: “Avanti con i centri in Albania”, mentre l’opposizione tuona: “Fallimento epocale”.
“Liberi di tornare”. Con questa motivazione, i giudici della Corte d’Appello di Roma hanno cancellato venerdì sera i provvedimenti di trattenimento per i 43 migranti, aprendo una voragine nello schema difeso dal governo. Fonti del Viminale contrattaccano: “Le corti rinviando alla Corte Ue prendono tempo, ma il modello Albania è già nel Patzo europeo 2026”. Poi la stoccata: “L’Europa ci appoggia”. Ma è fuoco amico: Fratelli d’Italia punta il dito contro i magistrati. “Hanno bypassato il Parlamento”, accusa Galeazzo Bignami, capogruppo alla Camera. “Cinque giudici della Sezione specializzata di Roma, da cui volevamo togliere la competenza, hanno firmato i provvedimenti: una presa in giro”, aggiunge Lucio Malan.
Il responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, alza la posta: “La Cassazione aveva stabilito che spetta ai governi definire gli Stati sicuri, non ai magistrati. Qui vediamo ribellione istituzionale”. L’europarlamentare Carlo Fidanza (FdI) rilancia: “Una minoranza della magistratura usa il potere per ostacolare un governo legittimato dal voto”. Forza Italia e Lega imbracciano le stesse armi. “Il modello Albania è una strategia vincente”, taglia corto Alessandro Battilocchio (FI). Nicola Molteni (Lega), sottosegretario all’Interno, è lapidario: “Niente dietrofront. I cittadini vogliono meno immigrati e più rimpatri”.
Elly Schlein, segretaria del Pd, non risparmia colpi: “Quel modello è già morto. I giudici hanno applicato le regole Ue, mentre Almasri, torturato, è stato rispedito in Libia con un volo di Stato. E intesi agenti sorvegliano CPR vuoti”. Una denuncia che si intreccia con le polemiche sul procuratore Francesco Lo Voi, bersaglio della maggioranza dopo l’arresto dell’ufficiale libico.
Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, lancia l’allarme: “Ogni provvedimento sgradito scatena aggressioni. È un tentativo di piegare la magistratura”. La replica del ministro Guido Crosetto (Difesa) è netta: “Chi governa deve difendere la nazione, senza calcoli”.
Mentre il tribunale dei ministri valuterà le responsabilità di Meloni, Nordio e Piantedosi sul caso Almasri, il governo punta tutto sul nuovo Patto Ue 2026 per confermare i CPR esteri. Ma la magistratura continua a fare muro, citando le sentenze della Corte di Giustizia Europea. Intanto, i 43 migranti a Bari sono il simbolo di uno scontro che rischia di travolgere l’esecutivo.
Insomma, a un anno dall’avvio del “modello Albania”, l’Italia è divisa in trincea: da una parte un governo che sfida i giudici, dall’altra una magistratura che brandisce lo Stato di diritto. Con Bruxelles in attesa e l’opposizione pronta a trasformare ogni revoca in un’arma elettorale. E così la crisi migratoria non è più solo una questione di confini, ma di equilibri istituzionali.