A Napoli si è ripetuto il miracolo di San Gennaro. L’annuncio della liquefazione del sangue è stato dato alle 18.37 dall’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, nella basilica di Santa Chiara, ma il sangue era già sciolto quando la teca contenenti le reliquie è stata estratta dalla cassaforte nella cappella della Deputazione del Tesoro. Quella del sabato che precede la prima domenica di maggio è la prima delle tre date in cui è atteso il miracolo di San Gennaro. Le altre due ricorrenze sono il 16 dicembre, in ricordo del 1631 quando, dopo le invocazioni e preghiere a San Gennaro, si interruppe un’eruzione del Vesuvio, e il 19 settembre, giorno nel quale si festeggia il martire, santo patrono della città di Napoli e della Campania.
Il sangue era già liquefatto quando le reliquie sono state prese dalla cassaforte. Un evento già accaduto altre volte, soprattutto nell’ultimo periodo. La liquefazione del sangue è considerata dai partenopei di buon auspicio per le sorti della città. Il busto e l’ampolla contenente le reliquie sono state portate in processione dalla Cattedrale fino alla basilica di Santa Chiara, attraversando le strade del centro antico della città snodandosi per via Duomo e via dei Tribunali, passando dinanzi al Pio Monte della Misericordia e poi in via delle Zite per giungere a Forcella, proseguendo poi lungo via San Biagio dei Librai, piazza San Domenico Maggiore e via Benedetto Croce.
Lungo il percorso i parroci del territorio attraversato hanno onorato il santo patrono con l’offerta dell’incenso e il suono delle campane. Ad accompagnare il corteo, la Fanfara dei carabinieri. La processione si svolge in ricordo della traslazione delle reliquie del santo dal cimitero posto nell’Agro Marciano, nel territorio di Fuorigrotta, alle catacombe di Capodimonte, poi denominate, per questa ragione, di San Gennaro. La processione di maggio fu detta anche “degli infrascati”, per la consuetudine del clero partecipante di proteggersi dal sole coprendosi il capo con corone di fiori. Ne è memoria la corona in argento che sovrasta il tronetto sul quale viene posta la teca con il sangue del santo, che porta al centro un enorme smeraldo, dono della città, di provenienza centroamericana.