Si suicidò per i video hard, i giudici condannano Facebook: doveva rimuoverli

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Il Tribunale civile di Napoli nord ha stabilito che, una volta emersa la illecità dei contenuti, i link relativi a Tiziana Cantone andavano rimossi senza che fosse necessaria una precisa disposizione da parte di un’autorità giudiziaria o amministrativa. La decisione del Tribunale getta nuova luce sul caso di Tiziana, la trentenne della provincia di Napoli che due mesi fa si suicidó dopo aver scoperto che suoi video privati erano stati diffusi sul web senza il suo consenso esponendola a una gogna mediatica.

Il Tribunale (collegio presieduto dal giudice Marcello Sinisi), pronunciandosi sul reclamo presentato da Facebook Ireland, ha condiviso la tesi sostenuta da Teresa Giglio, madre di Tiziana, rappresentata dall’avvocato Andrea Orefice. I giudici hanno invece accolto il reclamo presentato dai legali di Facebook Ireland nella parte in cui hanno escluso per l’hosting provider un generale obbligo di controllare preventivamente tutte le informazioni che vengono caricate sulla varie pagine social. Soddisfatto l’avvocato Orefice. “Si tratta di una pronuncia molto equilibrata perché introduce il principio secondo cui un hosting provider, pur non avendo un generale obbligo di sorveglianza su tutto quanto viene pubblicato sui propri spazi, deve però rimuovere le informazioni illecite, quando arriva la segnalazione di un utente e non deve attendere che il sia Garante della Privacy oppure il giudice ad ordinargliene la rimozione”, conclude.