Si è realizzata così una stabile diminuzione dei detenuti senza dover ricorrere a provvedimenti eccezionali”. “Quello del rafforzamento delle misure e delle sanzioni alternative al carcere – ha aggiunto Orlando – è un percorso coraggioso, ma necessario per corrispondere effettivamente e realmente ai bisogni di sicurezza dei cittadini. La consapevolezza della consistente riduzione del rischio di recidiva attraverso misure diverse dal carcere, tutte le volte in cui questo è possibile migliora, in realtà, il sistema di sicurezza e determina consistenti riduzioni dei costi economici e sociali”. Particolare rilevanza riveste, poi, – ha proseguito il ministro – la sensibile diminuzione dei detenuti in attesa di giudizio di primo grado, passati da 11.108 a dicembre 2013 a 9.549 al 31 dicembre 2014. La percentuale dei detenuti in attesa di primo grado si è ridotta al 18% del totale dei detenuti, mentre la percentuale della somma dei detenuti in attesa di primo grado e non definitivi è scesa al 33%. Quando l’Italia è stata condannata dalla CEDU era al 40%”.
Contestualmente il numero complessivo dei detenuti in custodia cautelare è passato dai 24.409 di dicembre 2013 ai 18.475 del 31 dicembre 2014; soltanto nel 2010 i detenuti in attesa di giudizio di primo grado erano 30.184. Significativa è la diminuzione del numero dei detenuti stranieri, anche grazie al forte impulso derivante dagli accordi internazionali per agevolare l’esecuzione della pena nel Paese di provenienza. “Sin dall’inizio del mio mandato – ha detto Orlando – ho puntato molto su questa leva per deflazionare le presenze in carcere”. A fronte della consistente diminuzione dei detenuti, si registra l’aumento della capienza delle carceri che, al 31 dicembre 2014, ha raggiunto i 49.635 posti. La vastità del patrimonio edilizio e la necessità di interventi di ristrutturazione, adeguamento e modernizzazione degli istituti determinano ancora oggi l’impossibilità di utilizzare circa 4.500 posti.