Primo ottobre 2009. Un violento nubifragio investe la costa ionica della Sicilia. In poche ore cadono 230 millimetri di acqua. Il terreno non regge e una serie di grandi smottamenti colpisce i comuni di Scaletta Zanclea, Atolia, Molino e Giampilieri. Trentasette persone perdono la vita. Gli sfollati sono migliaia. Sono passati quattro anni, ma ancora la vita a Giampilieri e negli altri paesi, tarda a ripartire. Tradotto in soldoni, la tragedia ha prodotto 400 milioni di euro di danni. Soltanto alcuni mesi fa, alcuni lavori per la messa in sicurezza sono stati ultimati. Ma a tutt’ora, per dirne una, i cantieri di lavoro a Piazza Pozzo, ‘cuore’ sociale ed economico di Giampilieri, sono aperti. C’è ancora rabbia tra la gente. Eloquente il presidente del Comitato di cittadini, Corrado Manganaro: “E’ iniziato l’abbattimento delle case distrutte dall’alluvione, ma una ditta, che dovrebbe mettere in sicurezza parte del versante, da due anni, procede con i lavori a passo di lumaca per procedure burocratiche, a quanto pare”. Un’odissea, il racconto di Manganaro. “Non solo è bloccato il cantiere, ma questo, a sua volta, come una catena ne blocca altri”.
Poi c’è il capitolo finanziamenti. In merito, il presidente del Comitato di cittadini fa sapere che sono arrivati “in questi quattro anni duecentosettanta milioni di euro per la messa in sicurezza, gli indennizzi, la ricostruzione e il pagamento degli alloggi, meno di quanto era stato preventivato”. Inevitabile lo sconforto tra la gente. Addirittura a tutt’oggi ci sono ancora “200 persone sfollate”, continua Manganaro. “Non sono arrivati i fondi per pagare i fitti delle case – afferma amareggiato -; nulla si sa sul progetto di ricostruzione delle abitazioni prevista in un’altra area di Giampilieri, con la conseguenza che tanta gente sta andando via, trasformando così il paese in un villaggio fantasma”.
Tra quelli che già hanno lasciato Giampilieri c’è Nino Lonia che nella tragedia ha perso la moglie, Maria Letizia Scionti, i figli Lorenzo e Francesco, e il suocero Salvatore Scionti. Tutti travolti dal fango. Anche la sua casa è stata spazzata via dal fango. E così Lonia si è trovato senza più nulla, in meno di ventiquattro ore. Durante le settimane che seguirono la tragedia, nelle zone alluvionate s’è assistito a un lungo pellegrinaggio di politici di tutti gli schieramenti. Portavano fede e speranza. In pompa magna, assicurarono interventi, aiuti e addirittura anche posti di lavoro. Tutte promesse andate in fumo, lasciando la gente nell’angoscia, nel dolore. “L’abitazione andata distrutta era stata valutata poco – riprende Lonia – e se non fossero intervenuti l’Ance e altri privati che mi hanno donato dei fondi, oggi non avrei una casa e la forza di ricominciare una nuova vita”. Amaro sfogo, quello di Lonia. “Ci avevano promesso un posto di lavoro diversi politici tra cui l’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e anche l’attuale governatore Rosario Rosario Crocetta – dice ancora Lonia -. Nel corso della sua visita a Giampilieri, in particolare, Crocetta aveva annunciato che avrebbe cercato con una norma di equiparare i parenti delle vittime dell’alluvione a quelli delle vittime di mafia perché, secondo lui, eravamo vittime di un sistema illegale di gestione del territorio da parte delle istituzioni. Ebbene, non ha fatto nulla. Ho provato invano a contattarlo, non ha risposto neanche alle email”. Poi sbotta: “Nessuno mi ha mai risposto”.
Intanto, va avanti il fronte giudiziario. Quindici sono gli imputati per omicidio colposo tra ex amministratori pubblici, dirigenti, tecnici e funzionari. Tra loro anche l’ex sindaco della città dello Stretto, Giuseppe Buzzanca, l’ex primo cittadino di Scaletta Zanclea, Mario Briguglio, l’ex dirigente della Protezione civile regionale, Salvatore Cocina e l’ex commissario straordinario del Comune di Messina, Gaspare Sinatra. Durante le prime fasi del processo, si sono avvicendati già quatto giudici, e il dibattimento è ancora alle fasi iniziali. L’altro ieri, il giudice Massimiliano Micali ha acquisito altri atti e ha sentito le testimonianze dei primi soccorritori. L’avvocato Antonino Lo Presti, legale di Nino Lonia: “La maggior parte degli imputati vuole arrivare alla prescrizione e si sta cercando con un disegno preordinato di arrivare a questo”. C’è tanta rassegnazione, come manifesta amaramente, Raffaella Ingrassia, che nell’alluvione ha perso due figli: “Non ho più fiducia nelle istituzioni”.