Cultura e Spettacolo

Sicilia, “Nave di Gela” del VI sec. a. C. esposta al pubblico

“Ulisse in Sicilia. I luoghi del Mito” è il titolo della mostra organizzata dalla Regione Siciliana e presentata all’interno del Parco archeologico di Bosco Littorio a Gela. Un percorso espositivo, allestito dalla soprintendenza dei Beni culturali di Caltanissetta e visitabile dal 22 luglio al 10 ottobre, che racconta il passaggio dell’eroe greco in Sicilia. Opera centrale è la “Nave di Gela”, databile tra il VI e il V secolo avanti Cristo, rinvenuta nei fondali antistanti la costa di Bulala della cittadina rivierasca, che per la prima volta viene parzialmente ricomposta ed esposta al pubblico in Sicilia, dopo la mostra di Forlì del 2020. 

“Questa mostra – sottolinea il presidente Musumeci – non è solo un importante evento culturale, fortemente voluto dal governo regionale, ma costituisce anche l’avvio di una nuova stagione finalizzata a restituire alla città di Gela il ruolo che la sua millenaria storia le ha assegnato: tappa fra le più interessanti nel panorama archeologico dell’Isola. L’istituzione del Parco archeologico, la riqualificazione del vecchio Museo e la costruzione, all’interno del prezioso Bosco Littorio, del nuovo spazio dedicato alla nave greca, possono fare della città costiera un potente polo di attrazione, non solo per gli addetti ai lavori. Un patrimonio che deve essere messo a rete, in modo che con tutta probabilità nel giro di qualche anno Gela non sia solo considerata la città della raffineria, ma anche una delle tappe più importanti del turismo culturale del Mediterraneo”.

L’allestimento si trova in un padiglione appositamente realizzato all’interno del Parco archeologico, in prossimità del Museo dei relitti greci, struttura in costruzione destinata ad ospitare definitivamente il relitto recuperato dalla Soprintendenza grazie agli studi effettuati dal compianto Sebastiano Tusa, che indicò in quella località l’antica colonia dorica di Gela. Sono otto le sezioni tematiche, all’interno delle quali complessivamente sono esposti oltre 80 pezzi provenienti da musei regionali, nazionali ed esteri tra i quali il Museo nazionale Jatta di Ruvo di Puglia; il Museo Etrusco Guarnacci di Volterra; il Museo nazionale di Villa Giulia a Roma; il Museo nazionale di Sperlonga (Lt) e i Musei archeologici greci di Delfi ed Eleutherna. Le sezioni della mostra sono: La presenza greca in Sicilia e nel Mediterraneo; La nave greca di Gela; Il concilio degli Dei; Il viaggio di Ulisse; La terra dei ciclopi e Polifemo; L’isola di Eolo, le Sirene, Scilla e Cariddi; Il ritorno a Itaca; Il mito moderno. La mostra sarà inaugurata venerdì 22 luglio alle ore 18 e resterà poi aperta (fino al 10 ottobre) dal martedì alla domenica (festivi compresi) dalle 10 alle 20 (ultimo ingresso 19.30). Per tutte le informazioni è stato creato un apposito sito web e canali social dedicati (Fb e Instagram).

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La nave greca arcaica di Gela

La nave greca arcaica di Gela

La “nave di Gela” è un relitto greco arcaico, individuato nel 1988 nei fondali marini antistanti la costa gelese di Bulala, dopo il rinvenimento di quattro piccole arule e parte di una coppa attica figurata avvenuto durante un’immersione effettuata da due subacquei del luogo. Con diverse campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di Caltanissetta, concluse nel 2008, l’imbarcazione è stata in gran parte recuperata e qui viene presentata con un assemblaggio parziale delle sue componenti.

IL RITROVAMENTO
Naufragata probabilmente a causa di una tempesta improvvisa prima di giungere al porto di Gela, giaceva nei fondali, adagiata in posizione ortogonale rispetto alla costa, ad una profondità tra i cinque e i sei metri, ricoperta da un grosso strato di pietrame che ne costituiva la zavorra. Del relitto è stato recuperato in gran parte l’asse longitudinale, per una lunghezza complessiva di circa 17 metri, costituito dal paramezzale (elemento strutturale longitudinale), parte della chiglia e ruota di poppa unitamente a dodici dei diciassette originali madieri (elementi di ossatura trasversale) e a una consistente porzione di fasciame; la parte di chiglia del lato di prua, probabilmente, si è distaccata durante il naufragio ed è andata perduta. La peculiarità costruttiva dell’imbarcazione sta nella metodologia di assemblaggio del fasciame con la tecnica della “cucitura”, consistente nella realizzazione di varie forature ai margini delle tavole lignee all’interno delle quali si inserivano delle “cime”, grosse corde di fibre vegetali che legavano le varie componenti tra loro. Le cime venivano infine bloccate nei fori terminali con piccoli spinotti lignei che ne impedivano la fuoriuscita e sigillavano gli incavi evitando l’ingresso di acqua.

IL CARICO
Il carico della nave era costituito prevalentemente da anfore vinarie e olearie il cui contenuto, di probabile produzione greca, dalla lontana madre patria giungeva nelle varie colonie attraverso mercantili da trasporto come quello affondato al largo di Bulala. Ma oltre alle semplici anfore da trasporto c’erano oggetti di ceramica attica di grande pregio: cinquantuno vasi, alcuni dei quali di straordinaria fattura, lucerne, coppe, scodelle e vari oggetti di uso comune per la vita di bordo, tra i quali anche uno zufolo fittile, il suono del quale allietava l’equipaggio durante le lunghe traversate. È stato recuperato anche un piccolo corredo di bordo a carattere devozionale del quale, oltre le citate quattro piccole are in terracotta, faceva parte una statuetta di terracotta di divinità femminile seduta in trono. Una fibula d’argento, ritrovata integra, rimanda al naùckleros, il proprietario dell’imbarcazione, forse l’unica persona a bordo di una nave da carico che poteva indossare un monile realizzato con materiale prezioso per chiudere l’hymation, una sorta di mantello drappeggiato.

IL RESTAURO
Il viaggio della nave, interrotto con il naufragio probabilmente nel V secolo a.C, è ripreso nel 2008 con il trasferimento dei legni recuperati a Portsmouth, nel laboratorio del Mary Rose Institute, centro specializzato nel restauro dei legni bagnati. Dalle analisi degli elementi lignei, effettuate preliminarmente all’intervento di consolidamento, si è accertato che l’intero fasciame proviene dalla specie arborea denominata Pinus pinea, largamente diffusa nelle regioni mediterranee, mentre il paramezzale è stato realizzato con legno di quercia. Il trattamento conservativo delle componenti lignee del relitto, terminato nel 2015, è avvenuto attraverso varie fasi d’intervento avviate con la desalinizzazione e concluse attraverso il consolidamento con polietilenglicole (PEG), un polimero igroscopico a diverso peso molecolare che presenta, a temperatura ambiente, un aspetto ceroso. Il relitto greco-arcaico di Gela a conclusione della mostra sarà trasferito nel costruendo limitrofo nuovo museo all’interno dell’area demaniale di Bosco Littorio.

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