Sicilia, il parlamento riscopre lo Statuto. D’Asero: “Lo Stato ha alzato un muro”

LE RIFORME Prende il via all’Ars il dibattito sulla modifica dello Statuto siciliano. In Aula pochi parlamentari, quasi vuoti i banchi della maggioranza, assente il governo

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dasero260 Prende il via all’Ars il dibattito sulla modifica dello Statuto siciliano, impresa affrontata dalla commissione speciale dedicata allo scopo. Presenti in Aula pochi parlamentari, quasi vuoti i banchi della maggioranza, assente il governo. Il presidente dell’organismo Giuseppe D’Asero (Ncd) (foto) ha affermato, aprendo i lavori: “Lo Stato ha alzato un muro nei confronti della Sicilia, non rispettando spesso e volentieri i margini della nostra autonomia. Questo costituisce certo per noi un momento di resistenza. Abbiamo avviato in Commissione Statuto una serie di audizioni, ascoltando i componenti della commissione paritetica Stato-Regione e ci siamo accorti che questo strumento che dovrebbe oggi costituire l’unico mezzo per ricostruire il rapporto di natura pattizia tra lo Stato e la Sicilia, non e’ in grado di incidere in questo senso, proprio per via degli ostacoli che pone lo Stato. Questo non e’ accettabile. Le prossime audizioni che terremo in commissione – ha aggiunto D’Asero – saranno dedicate all’analisi finanziaria attraverso una serie di incontri con la magistratura contabile. Ma vanno definite insieme le norme sulla potesta’ legislativa primaria, lo sviluppo infrastrutturale e le norme finanziarie relative agli articoli 36,37 e 38 della nostra Carta”.

In occasione del settantesimo anniversario dell’Autonomia regionale il presidente dell’Ars, che ha previsto l’inaugurazione di una mostra sulle origini dello Statuto alla presenza del ministro dell’Interno Angelino Alfano e l’apertura al pubblico di alcune aree del Palazzo reale chiuse dal 2002, ha affermato: “Non celebriamo nulla, non c’e’ nulla da solennizzare. Lo statuto non e’ mai stato attuato, e oggi scontiamo un momento di particolare difficolta’. L’opinione pubblica non e’ favorevole alla specialita’ che e’ stata finora motivo di differenziazione per i sistemi di governance, e per mantenere privilegi, oggi dobbiamo trovare le ragioni che ci dicano se l’autonomia e’ stata solo il fallimento di una classe dirigente, inutile nasconderlo, oppure attualizzare lo statuto come risorsa da non perdere”. In precedenza, l’assessore alle Autonomie locali Luisa Lantieri, in un’aula con pochi deputati e nessun altro membro della Giunta, aveva detto: “Mai come oggi lo Statuto si trova in difficolta’, subiamo in questo momento discriminazioni da parte dello Stato: nel percorso della riforma delle province, la Sicilia non ha ottenuto alcun contributo dal governo centrale com’e’ avvenuto per le altre regioni. Non voglio alimentare alcuna polemica, solo dire chiaramente che lo Stato ha le sue responsabilita’. Evitiamo pero’ ora di fare le vittime perche’ molte colpe sono dei siciliani. Se c’e’ una possibilita’ di rinnovare lo statuto e di portare in atto una vera riforma, bisogna farlo per dare prosperita’ e una speranza a questa terra”. Per Alice Anselmo, presidente del gruppo Pd, infine, “siamo di fronte ad un bivio: parallelamente alla riforma della Costituzione, che ci aspettiamo sara’ confermata dal referendum d’autunno, saremo chiamati ad una riforma dello Statuto siciliano che dovra’ adeguarsi alle nuove disposizioni e dovra’ trovare una sua ‘missione’ per lo sviluppo economico e civile della nostra isola. Altrimenti rischia di prevalere il movimento d’opinione che vorrebbe livellare le regioni speciali a quelle ordinarie”.