Il Pd siciliano archivia le primarie. Niente più gazebo a cominciare dalla scelta della candidatura a governatore dell’Isola. Per il segretario regionale “non possiamo correre il rischio di sacrificare più nessuno sull’altare”. Certo, con l’aria che tira in Sicilia, dopo cinque anni di governo Crocetta dove il Pd è stato il maggiore azionista, e con un partito dove nessuno fa a rissa per mettersi in lista per la consultazione degli iscritti, per i Democratici, tirare fuori dal cilindro una candidatura “casereccia” per Palazzo d’Orléans sarebbe karakiri. Intanto, il nome di Pietro Grasso come possibile candidato a governatore gira sempre con più insistenza, anche se da Palazzo Madama continua ad arrivare un assordante silenzio. E, al momento, non può essere diversamente. Sul nome di Grasso, proprio il Pd, è uno dei principali sponsor. Un Pd che alla direzione ha tracciato il percorso per le Regionali del prossimo 5 novembre, ripartendo da Palermo, con il “civismo politico” che ha portato alla vittoria di Leoluca Orlando. Da ricordare che proprio a Palermo, il Pd è andato al voto senza il suo simbolo elettorale. Una mossa macchiavellica che, tuttavia, alla fine ha prodotto i suoi frutti. Le grandi manovre per l’elezione del parlamento siciliano – saranno eletti 70 deputati e non più 90 – e per il governatore dell’Isola, in sostanza, sono iniziate. Al centro, frattanto, si registrano tensioni e malumori. Un’area politica che ancora non è in grado di trovare la giusta identità. I Centristi siciliani sono appena usciti dal governo Crocetta e allo stesso tempo hanno messo in discussione “la collaborazione con Pd”. A giorni se ne dovrebbe sapere di più in seguito all’esito del vertice del partito di Giampiero D’Alia che, in ogni caso, è pronto a sostenere Grasso in quanto “sarebbe il candidato adatto per avviare un reale processo di riqualificazione della classe dirigente regionale”. E gli alfaniani? Gli esponenti di Ap sono alla finestra. D’Altronde, Alfano a ben altro a cui pensare a Roma, dove ogni giorno perde pezzi di partito. Circa i grillini, invece, con un click hanno dato il via alle Regionarie e il 9 luglio si saprà il nome del loro candidato governatore. Sul fronte del centrodestra, finora c’è poco da dire, se non nulla. Nessuna traccia di progetto, nessun tentativo d’intesa tra le varie forze politiche. Musumeci e Micciché hanno rispolverato il copione del 2012, che com’è è noto, nel finale riporta la scomparsa della stessa coalizione. E così, finora si registrano solo schermaglie, niente sostanza. Staremo a vedere.