di Gaetano Mineo
Sazi del responso delle urne, ora i Cinquestelle guardano con maggiore speranza Palazzo d’Orlèans. Il centrodestra, qua e là sembra ritornare a vivere, ma al suo interno regna ancora lo sconquasso. Da questa prima tornata delle amministrative in Sicilia, esce a pezzi, invece, il Partito Democratico che addirittura ha portato a casa un bottino più scarno di quello prodotto dall’immortale (politicamente) Cardinale con il suo Sicilia Futura. Un partito, quello del navigato ex ministro oramai renziano, che in queste elezioni è stato a fianco al centrodestra in alcuni comuni e al centrosinistra in altri, pur sostenendo il governo Crocetta. D’altronde, parliamo di un pezzo da novanta della politica siciliana, democristiano doc, con oltre trentacinque anni di trincea. Ma quella di Totò di Mussomeli è un’altra storia. Torniamo al voto di domenica scorsa. Per alcuni esponenti Democratici serve un momento di “riflessione”. Che con l’aria che tira suona come una resa dei conti. Non a caso qualche deputato renziano parla di “fuoco amico”. In sostanza, Il Pd è in serie difficoltà. Parte dell’elettorato l’ha abbandonato. I suoi elettori ancora non riescono a digerire soprattutto il comportamento ambiguo del partito di Renzi in questi quattro anni di sostegno a Crocetta, dove più che un alleato in grado di sostenere le riforme e tirar fuori la Sicilia dal baratro, s’è visto un partito di lotta e di governo pur di conquistare qualche poltrona. Come alla fine è andata. La strada per il Pd, dunque, continua ad essere in salita e non solo in vista dei ballottaggi, ma soprattutto delle amministrative della prossima primavera quando si andrà alle urne a Palermo, Catania e Messina. Ad oggi i dem non hanno né potenziali candidati, né alleati di cui fidarsi. Sul fronte grillino, intanto, il 19 giugno si punta a raddoppiare i sindaci in Sicilia, da quattro a otto. E parliamo di comuni di ‘peso’ come la probabile news entry Alcamo che andrebbe ad arricchire un palmares che già annovera Bagheria, Ragusa e Gela, per citare le città più importanti. Già Alcamo, dove il M5S stava per chiudere la partita al primo turno. Altro smacco ai dem che hanno governato per decenni questo comune del Trapanese. La situazione dell’Udc, poi, è quanto mai complicata se si considera che Cesa ha di fatto tolto il partito dalle mani di D’Alia e con un elettorato che fa fatica a trovare il simbolo dello Scudocrociato sulla scheda. Stessa sorte il logo (e non solo) del Ncd. In questi casi, le liste civiche tornano utili.
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