Sicilia, riforma Province tutto da rifare. Più di un anno gettato al vento

di Maurizio Balistreri

Province tutto da rifare. Oltre un anno di tempo perso con il conseguente blocco della macchina amministrativa che fino a oggi ha generato non pochi disagi non sono negli uffici ma soprattutto tra il personale, da tempo col fiato sospeso per l’incerto loro destino. Per non parlare dei problemi finanziari che questi enti, tra tagli e norme azzoppate continuano a vivere. Dunque, la riforma delle Province è tutta da rifare. Nel nuovo testo le Città metropolitane coincidono con l’area vasta delle Province di Palermo, Catania e Messina e non più con i soli tre comuni come prevede l’attuale normativa. Alla luce di questa modifica, al vaglio della commissione Affari istituzionali dell’Ars come le altre norme del ddl, quei comuni che con referendum avevano optato di aderire a un Consorzio diverso dovranno rifare tutto daccapo. Gela, Niscemi e Piazza Armerina, che avevano aderito al libero Consorzio di Catania anziché alla Città metropolitana di Catania, così come il comune Licodia Eubea, che aveva aderito al libero Consorzio di Ragusa anziché alla Città metropolitana di Catania, potranno esprimere la volontà di rientrare presso l’ente di area vasta di provenienza, con deliberazione del consiglio comunale, che dovrà essere adottato a maggioranza di due terzi dei componenti, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della riforma se fosse approvata dall’aula così come scritta dal governo.

COSA CAMBIA Rispetto all’attuale normativa con nove Liberi consorzi e tre città metropolitane, il testo dell’assessore alle Autonomie locali Ettore Leotta, prevede la riduzione a sei Liberi consorzi e la costituzione di tre città metropolitane di area. I nuovi enti, ognuno con un proprio statuto, avranno funzioni di coordinamento come prevede la riforma Delrio ma anche compiti di gestione, in questo caso in continuità con le vecchie Province, e potranno acquisire ulteriori funzioni dalla Regione. Presidenti dei Liberi consorzi e sindaci metropolitani saranno espressone di elezioni di secondo livello, cui parteciperanno sindaci e consiglieri comunali, ma non potrà votare chi ha riportato una condanna anche non definitiva. Candidabili a presidente del Libero consorzio e a sindaco metropolitano sono i sindaci in carica dei comuni che fanno parte delle aree, tranne i condannati; l’elezione è a maggioranza assoluta, previsto il ballottaggio. L’Assemblea nel caso dei consorzi e la Conferenza nel caso delle città metropolitane, composta dai sindaci dei comuni, eleggerà la giunta, di cui non potranno fare parte coniugi, parenti e affini entro il secondo grado di presidente e sindaco; il numero dei componenti delle giunte varia a secondo della popolazione residente dei comuni consorziati. Gli organismi dei nove enti dureranno in carica 5 anni, i componenti non percepiranno alcun emolumento. Le spese relative alle trasferte dei componenti dei Liberi consorzi comunali e delle città metropolitane sono a carico dell’ente di area vasta di appartenenza; sono rimborsabili solo le spese effettivamente sostenute e documentate riguardanti il vitto, alloggio e l’utilizzo dei mezzi di trasporto. Aboliti i difensori civici, ogni area vasta avrà un ‘nucleo di valutazione territoriale’.

M5S “Una vergognosa marcia indietro del governo in omaggio alla lobby dei sindaci”. E’ una bocciatura senza appello quella che arriva dai parlamentari del Movimento 5 Stelle all’Ars al ddl del governo che ridisegna completamente la riforma delle ex Province, con “una assurda pianificazione di tre grandi aree metropolitane, che ricalcano i confini delle ex province di Palermo, Catania e Messina”. “E’ un chiarissimo regalo – dicono i deputati Salvatore Siragusa e Francesco Cappello – a Bianco e Orlando, che apre la strada a grandissimi problemi pratici e di fatto regala una enorme doccia fredda ai comuni che avevano scelto di cambiare consorzio, come ad esempio Gela, che progettava di far parte del libero consorzio con Caltagirone e si ritrova ora nella città metropolitana di Catania”. “Il nuovo testo – proseguono i due parlamentari – causerà enormi problemi gestionali. Vogliamo capire, ad esempio, come si farà a gestire acqua e rifiuti in ambiti così vasti”. Il Movimento comunque non alza bandiera bianca ed annuncia emendamenti per migliorare il testo. Da salvare per il M5S restano la gratuità delle cariche, la scomparsa della politica e l’elezione di secondo livello. “Anche se – dicono i deputati – alcuni cercheranno di far passare l’emendamento che prevede l’elezione diretta del sindaco metropolitano e del presidente del libero consorzio. Noi, ovviamente, ci opporremo”.

UDC – “Il testo di riforma delle Province è solido che ha avuto l’apprezzamento della maggioranza e della commissione Affari istituzionali per le qualità tecniche e per le scelte politiche”. Lo dice il segretario regionale dell’Udc, Giovanni Pistorio, che è anche componente dello staff dell’assessore alle Autonomie locali, Ettore Leotta. “Il ddl – aggiunge Pistorio – mette insieme alcuni principi della riforma Delrio, alcune norme della legge regionale, il contributo di altri testi parlamentari ed è pronto a ricevere suggerimenti che arriveranno dalla commissione Affari istituzionali e dall’Ars. Non andiamo al confronto smarriti e confusi, come avvenuto fino ad oggi, ma convinti. Il lavoro dell’assessore Leotta è stato apprezzato dalla maggioranza e questo è un titolo di merito che va all’Udc per avere indicato in giunta un valido giurista”. Tra le tante norme previste, Pistorio si sofferma in particolare su quelle che riguardano il personale delle attuali Province, “norme che danno garanzia e semplificano il percorso di trasferimento”. Per quanto riguarda i tempi, Pistorio è ottimista: “Saranno veloci, settimana prossima la commissione valuterà gli emendamenti, la riforma arriverà in aula a fine mese. Staremo nei tempi”.

PD “La riforma delle Province è uno dei punti centrali del nostro programma di governo: il nuovo ddl che è stato incardinato in commissione rappresenta un ottima base per far ripartire con forza il cammino di questo testo rispetto al quale sarà importante ricevere il contributo propositivo di tutte le forze politiche presenti all’Ars”. Lo dice Baldo Gucciardi, presidente del gruppo Pd all’Ars. “La maggioranza – prosegue – è decisa ad andare avanti e definire la riforma in tempi brevi. Il lavoro che si sta facendo in commissione in questi giorni è determinante per poter arrivare a discutere in aula un testo il più possibile definito e condiviso”.

 

Pubblicato da
redazione