di Umberto Ginestra
C’è una doppia spada di Damocle che pende sulla Regione e sui suoi conti e che impone “un rapido cambio di passo” a Palazzo d’Orleans. Per un verso c’è il rischio che il Consiglio dei ministri impugni a breve davanti alla Corte costituzionale, “per contraddizione interna”, la legge regionale che ha istituito l’esercizio provvisorio. Per l’altro s’allunga l’ombra di nuove voragini nei bilanci di Regione ed enti locali per effetto della rivoluzione dei conti scattata in Sicilia nel silenzio generale, all’inizio di quest’anno. Un “problema serissimo ma sottovalutato”, denuncia la Cisl che stamani ha dedicato un dibattito al tema della riforma della contabilità pubblica entrata in vigore proprio con la legge che ha varato l’esercizio provvisorio.
Le nuove norme sui sistemi contabili, aggiunge Riccardo Compagnino, consulente Cisl per le politiche finanziarie e di bilancio, consentono tuttavia di spalmare in trent’anni, in quote costanti, i cosiddetti residui attivi, cioè le entrate solo nominali ma per nulla certe. Queste somme nel bilancio della Regione ammontano ai 15 miliardi più volte richiamati dalla Corte dei conti, ricorda la Cisl rimarcando che “i residui attivi d’ora in poi non potranno più essere usati come escamotage per giustificare spese senza copertura”. Pertanto, “serve istituire un fondo, peraltro previsto dalla stessa legge – incalza Milazzo – ma la Regione non lo ha ancora fatto”. Un ritardo che preoccupa il sindacato. I nodi infatti verranno presto al pettine. Se si bloccasse la spesa per mancanza di coperture finanziarie, sostiene la Cisl, “non vorremmo che a pagare il prezzo dell’impasse finissero con l’essere la spesa sociale e quella per iniziative di sviluppo. Sacrificate sull’altare della obbligatoria operazione-verità”.
Per Maurizio Bernava, segretario confederale Cisl che ha tirato le conclusioni della discussione, “le nuove norme costringeranno tutti gli enti a comportarsi come aziende private. Ora non c’è più spazio per gli artifizi contabili che sono stati il fondamento di bilanci per i quali ci si preoccupava solo degli aspetti formali. Ora i problemi economici strutturali dovranno essere affrontati alla radice. E con serie politiche di risanamento. E questo vale anche per lo Stato quand’è datore di lavoro”. Per Bernava il governo nazionale più che parlare di mobilità e licenziamenti dovrebbe preoccuparsi di “mettere insieme buona amministrazione, piani di risanamento e investimenti che consentano qualità ed efficienza alla macchina pubblica”.
Alla Cisl ricordano, ancora, che il decreto legislativo 118 del 2011 che ha introdotto in Italia la riforma della contabilità pubblica, prevede “un periodo di sperimentazione che la Regione, però, non ha voluto fare”. Cosicché si trova ora con le spalle al muro. Gli unici enti nell’Isola che hanno sperimentato fin qui le nuove norme, sono la provincia di Catania e i comuni di Belpasso, Bronte, Capo d’Orlando, Ganci, Mascalucia, Prizzi, Santa Ninfa e Sortino. In pratica, appena otto municipi su 390.
Al dibattito hanno preso parte anche Paola Mariani (ministero del Tesoro) e Nicola Tonveronachi, presidente della commissione Fiscalità enti pubblici.