“Il collegio dei probiviri dispone la sospensione cautelare dal movimento 5 stelle dei signori Mannino Claudia, Di Vita Giulia, Nuti Riccardo e Busalacchi Samantha” per il caso delle firme false a Palermo. Ogni valutazione definitiva sull’eventuale addebito disciplinare sarà effettuata nella piena cognizione di tutti i fatti rilevanti di cui al presente procedimento, anche all’esito delle valutazioni svolte dall’autorità giudiziaria e nel contraddittorio con gli interessati”. E’ quanto si legge sul blog di Beppe Grillo. Una sorta di sospensione d’ufficio dato che da giorni né la deputata Mannino, né il deputato Nuti di auto sospendersi non ne volevano sentire parlare. Intanto la Procura di Palermo iscrive altri tre persone nel registro degli indagati per le firme false alle comunali del 2012 di Palermo. E siamo a tredici. Dunque, l’inchiesta non vede orizzonte. Anzi, tra gli ambiente giudiziari si parla di ulteriori sviluppi. Un fatto è certo, la vicenda ha visto buttare alle ortiche la tanto decantata trasparenza grillina. Non solo. Emerge anche “l’omertà” che incarna alcuni esponenti 5stelle. Almeno stando ai fatti di Palermo, dove la maggior parte di deputati e attivisti grillini non ha aperto bocca davanti ai magistrati, nonostante la loro compagna di movimento, la deputata regionale Claudia La Rocca, s’è auto accusata ai Pm, ammettendo di conseguenza le firme false. Silenzio assordante.
La valanga è inarrestabile. I giovani grillini siciliani – “sedotti” e abbandonati da Grillo & C. – non sono più in grado di governare una situazione al di sopra della loro portata. Il finale è difficile tracciarlo. Ma sul piano politico, in Sicilia, ormai in casa Grillo è scattato il tutti contro tutti. Tornado all’inchiesta, da dieci passano a tredici – come detto – gli indagati. Nel registro vengono iscritti anche Pietro Salvino, marito della deputata nazionale Mannino (anch’ella indagata), e la parlamentare Giulia Di Vita. Non è noto finora, il nome del terzo inquisito. Intanto, dopo i primi due interrogatori di sabato, oggi alla Procura del capoluogo siciliano si sono svolti gli interrogatori dei parlamentari nazionali Nuti – che sarebbe stato presente la notte in cui vennero copiate le firme – e Mannino. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Come ha fatto anche sabato l’attivista e ex dipendente del gruppo parlamentare M5s all’Ars, Samantha Busalacchi. Non solo. La Mannino, in particolare, si è anche rifiutata di rilasciare il saggio grafico richiesto dai magistrati. Silenzio assoluto. Anche Giovanni Scarpello, cancelliere del tribunale di Palermo, si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio davanti ai Pm. Ancora silenzio si registra da parte di un altro indagato: Francesco Menallo, avvocato e attivista 5Stelle, come gli altri, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Ma all’uscita dal Tribunale, Menallo è esploso: “La verità è che i Cinque stelle sono un’accozzaglia senza nessuna speranza, non si può mettere insieme tutto e il contrario di tutto, mi spiace dirlo ma è così”. E’ amareggiato l’attivista 5stelle, che ha confermato di non essere stato presente la notte di inizio aprile del 2012 a Palermo, quando vennero falsificate le firme per le amministrative del capoluogo siciliano. “Io ho parlato ai Pm per un’ora e mezza. Non c’entro nulla. Vedremo e spero presto”. E’ un’altra indagata, la deputata del M5s Giulia Di Vita, ascoltata sempre oggi dai magistrati e finora l’unica a sottoporsi al fuoco di domande e invettive dei militanti che non hanno gradito affatto i silenzi e l’assoluta mancanza di collaborazione con gli inquirenti soprattutto dai parlamentari Nuti e Mannino che hanno rifiutato persino di sottoporsi la prova calligrafica. Nessuno parla. Più che di trasparenza, si ha l’impressione di rievocare brutti momenti di Prima Repubblica.