Il presidente degli Stati uniti Donald Trump ha confermato, dopo aver ricevuto per la prima volta un alto esponente nordcoreano alla Casa bianca, che lo storico summit del 12 giugno a Singapore con il leader di Pyongyang Kim Jong Un si terrà, dopo che lui stesso l’aveva annullato. Trump ha ricevuto nello Studio ovale Kim Yong Chol, uno dei più alti rappresentanti del regime nordcoreano, che gli ha consegnato una missiva dal parte del leader nordcoreana. L’inquilino della Casa bianca ha avvertito che non s’attende immediatamente un accordo che porti alla fine del programma nucleare nordcoreano.
“Non ho mai detto che avverrà in un solo incontro. Io penso che sarà un processo, ma le relazioni si stanno costruendo e questo è molto positivo”, ha spiegato dopo un’ora e mezza circa di colloquio. Stati uniti e Corea del Nord non hanno mai chiuso con un trattato di pace il conflitto del 1951-53 e uno degli obiettivi dichiarati da Kim e dalla Corea del Sud nel loro recente disgelo è quello di riuscire ad arrivare al superamento dell’armistizio. “Abbiamo parlato di porre termine alla guerra”, ha detto Trump, riferendo del suo incontro. “Storicamente – ha aggiunto – è importantissimo, ma vedremo.
Noi abbiamo discusso di porre termine alla guerra di Corea. Potevate credere che avremmo parlato della fine della guerra di Corea?” ha chiesto retoricamente il presidente. Washington chiede che Kim concordi su quella che i funzionari Usa definiscono una “completa, verificabile e irreversibile” fine dei programmi nucleari e missilisto-intercontinentali di Pyongyang, prima di procedere con concessioni. Kim, dal canto suo, promette una denuclearizzazione graduale che sia accompagnata da concessioni concomitanti da parte americana. Molti esperti sono scettici sul fatto che effettivamente il leader nordcoreano voglia rinunciare alla deterrenza nucleare, vera e propria assicurazione sul regime e, definitiva, sulla sua stessa vita. “Non andremo e non firmeremo qualcosa il 12 giugno. Non c’è mai stato. L’ho detto oggi (nell’incontro): ‘Prendetevi il vostro tempo’”, ha affermato Trump. Comunque, ha affermato di attendersi “alla fine un risultato realmente positivo”. Kim Yong Chol è il primo esponente del regime nordcoreano a mettere piede negli Usa in 18 anni. Dopo l’incontro, Trump e il segretario di Stato Mike Pompeo hanno accompagnato Kim e la piccola delegazione nordcoreana all’auto, sorridendo e stringendo mani di fronte ai media.
L’inviato nordcoreano dovrebbe tornare a breve a Pyongyang per riferire al suo leader, mentre discussioni tra Usa e Corea del Nord continuano a livello più tecnico a Singapore e nella Zona smilitarizzata tra le due Coree. Giovedì Kim Jong Un ha detto al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che il suo impegno per la denuclearizzazione resta “immodificato, coerente e fisso”, ma gli esperti avvertono che chiederà un prezzo a Washington. Oltre al trattato di pace, potrebbe essere richiesta anche una garanzia che non vi siano mai attacchi da parte delle forze Usa che si trovano in Corea del Sud. O addirittura il ritiro delle truppe americane dalla Penisola, considerate da sempre da Pyongyang forze d’invasione. Il segretario alla Difesa Usa Jim Mattis, dal canto suo, oggi ha detto che la presenza delle foze americane in Corea del Sud “non è sul tavolo” del summit Trump-Kim. Come preannunciato, Kim Yong Chol ha consegnato a Trump una lettera del leader nordcoreano. Si tratta di una grande busta. La foto, circolata sul web, ha provocato ironie. Trump l’ha definita “estremamente carina”, ma poi ha ammesso di non averla ancora letta. In un secondo momento, un suo assistente ha annunciato che l’ha fatto. askanews