Ci sono volute tre ore e quattro minuti di battaglia a Jannik Sinner per aver ragione di Daniil Medvedev per la seconda volta di fila e vincere il decimo titolo in carriera alla tredicesima finale. Sinner ha vinto 76(7) 46 63 e a Vienna si è preso una patente di campione. E’ numero 4 del mondo, è l’italiano con più partite vinte in una sola stagione.
E’ un giocatore consapevole di quel che vale, e fa tutta la differenza del mondo. Da incorinciare l’abbraccio finale con Darren Cahill, con il preparatore Giacomo Naldi, entrato a febbraio nel team, e con suo padre. I tre hanno garantito a Sinner i progressi tecnici raggiunti nel lavoro quotidiano con l’australiano e il coach che guida il progetto di squadra, Simone Vagnozzi; i miglioramenti fisici, atletici, che fanno da base alla maggiore completezza tecnica e all’accresciuta sicurezza con cui Jannik ricorre a colpi prima per lui innaturali.
“È tra le cinque partite più belle della mia vita”. Così, Jannik Sinner parla della finale vinta a Vienna contro medvedev, decimo torneo conquistato in carriera dall’altoatesino. Dopo Pechino, un’altra finale vinta contro Medvedev: “Giocare finali è speciale, soprattutto contro Daniil con cui ho perso tante volte – ha spiegato Sinner – La vittoria a Pechino mi ha dato fiducia, ma stavolta è stato diverso perché mi sono adattato”. Sinner ha poi analizzato il match, parlando della lucidità mentale dopo il secondo set perso nettamente: “È stata una lotta fisica e mentale. Ho giocato bene nel primo set, sono riuscito a rientrare quando lui era avanti di un break. Nel secondo set lui ha cercato di allungare gli scambi, nel terzo ho avuto tante palle break e sono riuscito a sfruttarle. Sono contento di come ho gestito il match”.