Sinodo: sostegno alle donne e speciale accompagnamento ai gay
Il testo è stato approvato dai vescovi di lingua italiana e presentato nell’Aula Sinodale
La Chiesa deve operare affinche’ siano superate “le situazioni di emarginazione, che riguardano in particolare le donne, spesso ancora vittime di un maschilismo duro a morire, ma anche persone affette da dipendenze o persone segnate da sofferenze fisiche o spirituali, davanti alle quali i giovani spesso restano muti e sconcertati, quasi incapaci di reagire attivamente. Speciale attenzione e accompagnamento richiedono le persone con orientamento omosessuale”.
Lo afferma il testo approvato da uno dei gruppi di lavoro di lingua italiana presentato oggi nell’Aula Sinodale dall’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte. “La sfida del lavoro – sottolinea il documento sinodale – e’ dominante, specie in rapporto alle scelte che i giovani devono fare riguardo alla propria preparazione e al proprio futuro, ed e’ particolarmente drammatica in alcuni contesti la mancanza di possibilita’ lavorative o l’incorrispondenza fra cio’ per cui ci si e’ preparati e cio’ che viene proposto. Decisivo e’ poi per i giovani il mondo della comunicazione, specialmente digitale, cosi’ pervasivo da divenire per i piu’ ambiente vitale non poco condizionante”. Secondo i partecipanti al gruppo di lingua italiana, “le questioni etiche si affacciano all’esperienza dei giovani piu’ di quanto comunemente si creda, ad esempio in rapporto all’esercizio della sessualita’, all’esperienza sempre drammatica dell’aborto e a forme di esclusione etnica e sociale ancora molto diffuse. Anche il mondo dell’occultismo esercita sui giovani una influenza da non sottovalutare”.[irp]
Per far fronte alle carenze che emergono da questo quadro, si legge nel resoconto approvato dai vescovi di lingua italiana, “andrebbero sviluppate a tutti i livelli relazioni di fraternita’: i giovani piu’ impegnati nel cammino di fede chiedono una Chiesa molto piu’ fraterna, relazionale e solidale. Questo anzitutto nelle realta’ parrocchiali che in molti casi restano un punto di riferimento importante, sia perche’ per tanti e’ il volto concreto della Chiesa che per primo si incontra, sia per la sua inserzione sul territorio e le esperienze di comunione fra diverse situazioni e differenti vissuti umani che consente. I giovani hanno bisogno di strutture in cui possano sentirsi a casa e questo – se avviene in alcune realta’ parrocchiali – certamente non avviene in tutte. Un ruolo privilegiato puo’ avere l’oratorio che in molti casi si offre come l’ambiente vivo di incontri, amicizie, condivisioni, sia sportive, che umane e spirituali. Non poche aggregazioni ecclesiali offrono occasioni di appartenenza positiva, con cammini educativi e forme partecipative che coinvolgono i giovani in profondita’. Gli itinerari catechistici possono costituire un fattore importante di crescita e di aggregazione, anche se non sempre i catechisti sono preparati a raggiungere un tale scopo e gli strumenti per la catechesi hanno bisogno di essere ripensati in maniera a volte radicale nelle metodologie e nei linguaggi, non di rado datati. Una possibilita’ di crescita peculiare e di apertura anche al dono divino nella fede e nella carita’ e’ quella costituita dal servizio: molti giovani se ne sentono attratti, specie se rivolto ai piccoli e ai poveri, e spesso esso costituisce il primo passo verso la scoperta o riscoperta della vita cristiana ed ecclesiale”.
“Una speciale attenzione – conclude il documento sinodale – va data anche ai giovani sacerdoti: essi si trovano nella condizione di “presbiteri”, e cioe’ per definizione “anziani”, pur condividendo con tutti i giovani tante caratteristiche, dal rapporto naturale col “web”, alle inquietudini davanti al futuro, alle esigenze a volte pesanti del rapporto con i sacerdoti anziani. Occorre che specialmente i vescovi stiano accanto ai preti giovani, per incontrarli, ascoltarli, sostenerli e incoraggiarli. Il Sinodo ricordi a tutti che i sacerdoti giovani sono anzitutto giovani sacerdoti! Andra’ data particolare importanza alla vita consacrata, che per sua natura e’ segno e profezia della novita’ divina per il mondo”. Di pastorale per i gay ha parlato in conferenza stampa anche il cardinale Blase Joseph Cupich, arcivescovo di Chicago. “Una serie di interventi volevano assicurarsi che si dicesse qualcosa che fosse inclusivo per tutti. Che cosa dira’ il documento finale alle persone che sono omosessuali e hanno attrazione per lo stesso sesso? Io penso che l’intero documento ha qualcosa da dire a tutti. Volevamo assicurarci che le persone fossero incluse e si sentissero incluse a tutto cio’ che noi avessimo da dire. E quindi qualsiasi sia la forma che prenda, questo e’ il nostro desiderio”.
“Abbiamo sentito preoccupazione e passione dai giovani sui temi che sono preoccupanti per loro. Poverta’, migrazioni, traffico d’armi che fa diventare bambini dei soldati, come i leader fanno ricorso alla guerra cosi’ facilmente per risolvere i conflitti, facendo pagare il prezzo alle generazioni non ancora nate. Ci e’ stato chiesto di avere una voce di alto livello per loro, parlando di cosa fa Cristo nelle loro vite e di cosa ha da offrire la Chiesa. Ci e’ stato chiesto di parlare in modo franco ai leader del mondo, sulle decisioni che sono importanti per il loro futuro”. “Sul tema dell’attrazione verso lo stesso sesso, l’approccio della Chiesa e’ quello di ricevere tutti e farli sentire a casa propria, nessuno escluso”, ha poi aggiunto il cardinale John Ribat, arcivescovo di Port Moresby, Papua Nuova Guinea.
“Tutti sono benvenuti e devono sentirsi a casa propria. La Chiesa e’ la loro casa, che gli da il benvenuto. Loro ci incoraggiano a riceverci con questo linguaggio, cosi’ da farci sentire liberi di dire quello che sentiamo. E noi dobbiamo essere liberi di farli sentire bene come sono, riconosciuti e accettati. Non siamo tutti dei peccatori, alla ricerca di essere trovati da Dio, per trovare la nostra vita in lui”. Sul tema dei migranti, invece, “c’e’ stato un’ampia discussione sulle persone che migrano e vorrebbero restare, e ci si e’ chiesti perche'”, ha spiegato il cardinale africano. “Durante il viaggio la maggior parte di essi si trovano sperduti in mezzo al nulla e a volte muoiono. Molti giovani sono morti proprio per questo. Si puo’ fare qualcosa per queste persone? Il tema e’ la poverta’, l’occupazione, sono le ragioni per cui i giovani vanno a cercare opportunita’ in altri paesi. Ci chiedono: aiutateci a rimanere a casa, potete fare qualcosa? Dovrebbero avere piu’ potere per essere indipendenti e vivere per conto proprio”.
Nella relazione del suo circolo minore del cardinale Cupich si e’ parlato del fatto che il tema della migrazione dovrebbe essere trattato in modo piu’ completo, promuovendo il diritto a rimanere. “Abbiamo sentito alcuni giovani che lavorano con i migranti, abbiamo sentito i vescovi africani, e ci dicono che loro non vogliono lasciare casa se possono rimanere”, ha detto Cupich. “Sono obbligati dalle circostanze. Ma dovrebbe esserci anche un diritto per rimanere in casa, visto che preferirebbero rimanere a casa propria”.