Giuseppe Conte ha provato a resistere ma alla fine ha dovuto cedere e oggi si dimetterà. Impossibile andare ancora avanti, con la relazione in Parlamento del ministro Alfonso Bonafede sulla Giustizia che si avvicina (e i numeri che danno il governo sotto al Senato) e i “volenterosi” che ancora non si trovano, nonostante giorni di contatti e trattative.
È stata una giornata ad altissima tensione, ieri, segnata da contatti frenetici, riunioni convocate d’urgenza dalle forze politiche di maggioranza e voci che si rincorrono per tutto il pomeriggio su una possibile salita al Colle già ieri sera. Il premier, impegnato in incontri con le parti sociali sul Recovery, si confronta con il suo staff e con i leader dei partiti che lo sostengono e alla fine decide: oggi alle 9 riunirà il Consiglio dei ministri e poi si recherà dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a cui comunicherà la volontà di fare un passo indietro.
L’obiettivo è però quello di rimanere in sella. Conte, spiega chi ci ha parlato, spera di ottenere da Mattarella un nuovo mandato per allargare la maggioranza e dare vita a un altro esecutivo con una netta discontinuità e un programma di legislatura. Un disegno su cui sembra avere il pieno sostegno di M5s, Pd e Leu. “Il passaggio per il cosiddetto Conte ter è ormai inevitabile ed è l’unico sbocco di questa crisi scellerata”, fanno subito sapere i pentastellati mentre il segretario Pd Nicola Zingaretti affida a Facebook il suo pensiero: “Con Conte per un nuovo governo chiaramente europeista e sostenuto da una base parlamentare ampia, che garantisca credibilità e stabilità per affrontare le grandi sfide che l`Italia ha davanti”. Anche Roberto Speranza si dice “al fianco” di Conte, “la persona giusta per guidare il Paese”.
Questo dunque il piano, ma con le dimissioni formalizzate lo scenario potrebbe essere diverso e imprevedibile. Il pallino sarà in mano al Presidente della Repubblica, che potrebbe anche decidere di svolgere lui in prima persona un giro di consultazioni. Questo è lo scenario che Conte teme di più e che, per evitare sgambetti, lo ha portato a cercare di restare a Palazzo Chigi pilotando l’allargamento della maggioranza e limitandosi a riassegnare, almeno in un primo momento, le caselle lasciate libere da Italia viva. La sua paura è che, fatto il passo indietro, si aprano giochi che non sarebbe in grado di controllare, con l’unico punto fermo che (quasi) nessuno vuole andare a votare.
Un osservato speciale sarà Matteo Renzi, che potrebbe mettere sul piatto la disponibilità a una nuova alleanza ma con un diverso capo del governo. Per quanto riguarda il centrodestra, la linea sarà decisa oggi in un vertice. Al momento la coalizione assicura di essere compatta, ma bisognerà vedere come evolverà la situazione, tenendo presente che con Silvio Berlusconi ha fatto balenare l’ipotesi di un “nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del paese in un momento di emergenza” come unica alternativa al voto.
Quale sarà la strada che prenderà la crisi si inizierà a vedere domani mattina dopo l’incontro al Colle. Prima però il Consiglio dei ministri sarà chiamato a rimediare, secondo quanto si apprende, al problema delle funzioni e dell’assetto del Coni, che rischia di portare gli atleti italiani ai giochi olimpici senza i colori nazionali. Un guaio, accusa il presidente del Comitato olimpico nazionale Giovanni Malagò, che è “colpa della politica” e che rischia di creare un danno d’immagine “incalcolabile” per tutto il Paese. askanews