La legislatura si chiude senza l’ok del Senato allo ius soli, nonostante gli appelli giunti soprattutto dalla minoranza del Pd. Oggi, verosimilmente, nel corso della conferenza stampa di fine anno, il premier esprimera’ il rammarico per il mancato via libera ad un provvedimento sul quale aveva insistito affinche’ si registrasse una convergenza in Parlamento. Ma ormai non c’e’ piu’ tempo e non ci sono neanche i numeri visto che le forze d’opposizione continuano a fare le barricate. Il percorso (al momento del tutto ufficioso) per lo scioglimento delle Camere è ormai tracciato. E oggi dovrebbe essere il giorno cruciale. A tempo quasi scaduto la minoranza Pd, a cominciare da Gianni Cuperlo e Luigi Manconi, che chiede altre due settimane, lancia un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella a rinviare lo scioglimento delle Camere per approvare lo Ius soli. Ma, nonostante il Capo dello Stato sia attento e sensibile alla materia, la legislatura è ormai segnata. Peraltro sul provvedimento sulla cittadinanza i numeri non ci sono: è contraria la Lega, è contraria Forza Italia ma sono contro anche i centristi di Ap che pur sostengono il governo. Visto dal Quirinale un eventuale ritorno in aula della legge – arenata in Senato qualche giorno fa per la mancanza del numero legale – potrebbe portare a ulteriori scivoloni che metterebbero a rischio quella “fine ordinata” della legislatura da sempre auspicata da Mattarella.
Oggi, dunque, si avvierà la macchina che porterà alle elezioni che si terranno, salvo sorprese, il 4 marzo. Nel pomeriggio, secondo quanto si apprende, Mattarella dovrebbe convocare al Quirinale Pietro Grasso e Laura Boldrini e quindi firmare il decreto di scioglimento. Al momento i presidenti di Senato e Camera non hanno ancora ricevuto la convocazione, ma il timing sembra questo, con un possibile, ma non probabile, slittamento a venerdì mattina. Sempre oggi, ma nel tardo pomeriggio, Gentiloni riunirà il Consiglio dei Ministri. All’ordine del giorno ci sarà la missione italiana in Niger: l’Italia invierà 470 militari per addestrare e sostenere la lotta ai trafficanti di esseri umani e al terrorismo. Nello stesso Cdm di oggi (o in uno da convocare per il giorno seguente) il governo potrebbe già approvare il decreto che fissa la data del voto. Gentiloni, una volta sentiti da Mattarella i presidenti di Camera e Senato, dovrà salire al Colle per controfirmare il decreto di scioglimento delle Camere. Ma non salirà da premier dimissionario – in linea con quanto avvenuto nelle ultime legislature ad eccezione di Mario Monti nel 2012 – ma resterà in carica e accompagnerà il paese al voto in un percorso già concordato con il Quirinale. Se poi dalle urne non uscirà una maggioranza chiara la sua permanenza a Palazzo Chigi potrebbe trovare ulteriore conferma.
Con le Camere ormai prossime allo scioglimento l’attenzione e’ concentrata proprio su come i partiti si presenteranno davanti ai cittadini. Il Pd nella conferenza programmatica di Napoli ha puntato soprattutto sulle riforme economiche, a cominciare da quella fiscale. Nel programma “una forte riduzione delle tasse per le famiglie con figli”, il taglio del costo del lavoro, la lotta alla poverta’, all’evasione e all’elusione fiscale, il superamento del Fiscal Compact. Liberi e uguali puntera’ su lavoro, sanita’, istruzione e pensioni. Piano per gli investimenti, superamento del jobs act, revisione del sistema dei ticket e della legge Fornero, diritto all’istruzione per tutti e pensioni piu’ alte per i redditi medio-bassi. Anche gli altri partiti scopriranno al piu’ presto le carte, come la Lega che punta sulla flat tax al 15%, sull’eliminazione della riforma Fornero, su un salario minimo per tutti, una politica dei respingimenti sull’immigrazione e su un piano di aiuti di almeno 1 miliardo l’anno per il sostegno alla famiglia. E, intanto, Silvio Berlusconi promette reddito di dignità, sgravi totali per chi assume apprendisti e giovani, pensioni minime di mille euro e alle casalinghe e anche agevolazioni per chi si prende cura degli animali domestici.