Politica

Siria, chi combatte chi? Le forze in campo nel conflitto, regime contro ribelli il fronte principale

Scoppiato nel marzo del 2011, il conflitto in Siria non ha mai smesso di allargarsi e di complicarsi con l’entrata in gioco di gruppi jihadisti e di Paesi stranieri. L’ultima potenza ad intervenire militarmente è la Turchia che ha inviato le sue truppe per tentare di scacciare lo Stato islamico (Isis) da una località al suo confine e fermare l’avanzata delle forze autonomiste curde.

CHI COMBATTE CHI?
– Regime contro ribelli: E’ il fronte principale. L’esercito (300.000 uomini) e i suoi alleati combattono una miriade di gruppi ribelli alleati a jihadisti siriani e stranieri. La più importante alleanza anti-regime è l’Esercito della conquista. Di esso fanno parte gruppi islamici, come Ahrar al Sham o Faylaq al Sham e jihadisti come il Fronte Fateh al Sham (ex Front al Nusra, guidato da Abu Mohammad al Jolani e che ha rinunciato ad allearsi a al Qaida). Gli avversari cercano prima di tuto di conquistare Aleppo, seconda città del Paese. Il regime vuole riprendere anche il Ghouta orientale, nei pressi di Damasco, quasi tutto nelle mani di Jaish al Islam.

– Regime contro Isis: Il regime ha scacciato a fine marzo l’Isis dall’antica città di Palmira, ma non è riuscito a fare altrettanto a Tabqa, nella provincia di Raqqa (Nord).

– Regime contro curdi: L’aviazione siriana ha colpito i curdi per la prima volta a metà agosto. Ha preso di mira Hassaké (Nordest) ma le forze curde si sono impossessate del 90% della città.

– Curdi contro Isis: Dal gennaio 2015, i curdi hanno scacciato il gruppo di Abu Bakr al Baghdadi dalle città chiave di Kobane e Minbej nella provincia di Aleppo, di Tall Abyad nella provincia di Raqqa e da località della provincia di Hassaké. I curdi hanno stabilito dal 2012 una semi-autonomia nel Nord e nel Nordest dove hanno una loro polizia (Assayech). Il principale partito curdo è il Pyd (Partito dell’Unione democratica) con il suo braccio armato, le Ypg (Unità di protezione del popolo curdo).
Le Ypg dominano le Forze democratiche siriane (Fds), alleanza antijihadista creata nell’ottobre 2015 e che comprende anche combattenti arabi.

– Isis contro ribelli: I ribelli sono stati i primi a combattere l’Isis prima di essere scontritto dagli alutradicali. Qusti utlimi minacciano sempre il loro feudo di Marea, nella provincia di Aleppo.
Una manciata di gruppi ribelli sostenuti da Ankara hanno partecipato mercoledì all’operazione turca per eliminare l’Isis da Jarablos (Nord).

CHI SOSTIENE CHI?
– REGIME L’esercito è appoggiato da 200.000 uomini extra, appartenenti alle Forze di difesa nazionale. A questi si deve aggiungere l’Hezbollah sciita libanese (fra 5.000 e 8.000 uomini) oltre a combattenti iraniani, iracheni e afgani. La Russia ha lanciato una operazione aerea a fine settembre che ha permesso alle truppe di Assad di respingere i ribelli nelle provincie di Aleppo, Lattaquia (Ovest), Damasco e Deraa (Sud) e l’Isis a Palmira.
L’Iran, principale alleato regionale, ha inviato migliaia di combattenti e fornito aiuto economico.

– I ribelli detti moderati sono sostenuti dagli occidentali, in particolare Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. I ribelli islamisti sono aiutati da Turchia, Arabia Saudita e Qatar.

– I curdi sono spalleggiati dalla coalizione internazionale guidata da Washington dal 2014 nella loro lotta contro l’Isis.

– Nessun Paese sostiene apertamente il Fronte Fateh al Sham e l’Isis, gruppi rivali classificati come organizzazioni “terroriste” dall’Onu. L’Isis ha potuto autofinanziarsi grazie alla conquista di territori ricchi di petrolio, di prodotti agricoli e di vestigia archeologiche.

QUAL’E’ L’OBIETTIVO DEI BELLIGERANTI?

– Bashar al Assad, che rifiuta di lasciare il potere, vuole riconquistare l’intera Siria.

– Il loro obiettivo è rovesciare il clan Assad al potere da più di mezzo secolo. Fateh al Cham aspira a un Emirato islamico.

– I curdi hanno autoproclamato a marzo una regione federale e aspirano a una autonomia sul modello del Kurdistan iracheno.

– Lo Stato islamico vuole preservare il suo “califfato” proclamato nel 2014 a cavallo fra Siria e Iraq.

– Dopo aver insistito sulla necessità che Assad se ne vada, Washington si concentra oggi sulla lotta anti-Isis appoggiandosi in particolare sulle forze curde, cosa che ha avvelenato le sue relazioni con la Turchia, suo alleato nella Nato.

– Mosca rifiuta di mandare via Assad con la forza. Vuole una vittoria diplomatica guidando con successo insieme a Washington dei negoziati fra regime e opposizione, attualmente ad un punto morto.

– L’Iran sciita vuole giocare un ruolo nel mondo arabo appoggiandosi su Siria, Iraq e Hezbollah.

– Ankara, che considera il Pyd e i Ypg alla stregua di “terroristi”, vuole impedire ai curdi di collegare il loro territorio dal Nordovest al Nordest.

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