Con la fine del regime di Bashar al Assad e l`inizio di un nuovo corso in Siria che promette di andare nella giusta direzione, è ora possibile pensare a una revoca graduale delle sanzioni contro Damasco. “E` un tema che va affrontato perché non c’è più Assad e credo che la nuova leadership debba essere incoraggiata”, ha confermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine della riunione del Quintetto (Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito) sulla Siria, a Roma, organizzata nell’immediata vigilia della sua missione a Damasco, nella giornata di domani.
Il ministro intende discutere la questione con l`alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, e tutti gli interlocutori dell`Italia a Bruxelles. E ne ha parlato anche con gli omologhi Antony Blinken e David Lammy e i funzionari dei governi di Parigi e Berlino presenti alla riunione del Quintetto a Villa Madama. La questione delle sanzioni, d`altra parte, è cruciale per la ripresa economica della Siria. Secondo l`Italia, considerata la complessità del regime comunitario, sarebbe importante al momento concentrarsi sulle cosiddette sanzioni settoriali, con l`obiettivo di promuovere anche iniziative di ‘early recovery’. Inoltre, l`uso delle sanzioni come strumento strategico potrebbe guidare efficacemente la transizione politica della Siria.
In particolare, subordinando la loro rimozione a progressi tangibili, si potrebbero incentivare le nuove autorità siriane ad intraprendere riforme significative, facilitando la ricostruzione e migliorando le condizioni di vita della popolazione. Il tema è stato discusso oggi in una conversazione telefonica tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha chiesto all`Italia di svolgere un ruolo di guida in Europa sull`alleggerimento del regime sanzionatorio ai danni di Damasco. Un`interlocuzione, quella con la Turchia, portata avanti anche da Tajani, che ha avuto un colloquio con il suo omologo di Ankara Hakan Fidan. Nella telefonata, giunta alla vigilia della partenza del titolare della Farnesina per la capitale siriana, è emersa una comune volontà di lavorare assieme per favorire un processo politico inclusivo.
A proposito della sua missione a Damasco, Tajani ha informato i suoi interlocutori del Quint su incontri in programma e obiettivi. Il ministro vedrà il nuovo leader de facto al Jolani e il ministro degli Esteri al Shibani, avrà colloqui con rappresentanti della società civile e della comunità cristiana. Visiterà infine anche la moschea più importante di Damasco. “L’obiettivo è avere una Siria stabile, un’unita territoriale, e che tutti i siriani siano riconosciuti come cittadini con uguali diritti e doveri”. I primi messaggi della nuova leadership sono “positivi”, ha detto Tajani. “Ecco perché sarò lì per incoraggiare una fase nuova che serva a stabilizzare la situazione interna”, ha aggiunto. In questo contesto, hanno concordato i ministri e gli alti rappresentati del Quint, è essenziale mantenere un coordinamento per orientare il processo di transizione che, comunque, deve essere guidato e gestito dai siriani, rispondendo a principi fondamentali.
I ministri, a questo proposito, hanno evidenziato la necessità che le promettenti aperture della nuova leadership siriana si traducano in politiche concrete per promuovere una transizione pacifica, inclusiva e non settaria in Siria, in linea con i principi di mediazione delle Nazioni Unite. A questo proposito è considerata essenziale la protezione di tutte le diverse componenti della società siriana, così come non meno importante è ritenuto il rispetto dei diritti sociali, religiosi e politici, inclusi i diritti delle donne. Secondo l`Italia è inoltre fondamentale preservare l`integrità territoriale della Siria, nel contesto di uno Stato unitario e pluralista. La nuova leadership, hanno concordato i ministri, deve mantenere una posizione non aggressiva nei confronti dei suoi vicini.
Allo stesso tempo è necessario insistere sulla stretta osservanza del principio di non interferenza negli affari siriani da parte di attori esterni. A questo proposito, Tajani ha detto di considerare “molto prematura” una discussione sull`ipotesi di un’offensiva turca contro le milizie curde. “Siamo agli inizi di una nuova stagione, non mi pare che nessuno voglia fare operazioni militari”, ha spiegato. Il ministro ritiene il percorso che si sta delineando, ovvero l’inserimento delle milizie curde disarmate all’interno delle forze armate siriane, come “una soluzione positiva per rafforzare l’unità del Paese”, che “va anche a tranquillizzare il governo turco”. “Se le milizie curde si scioglieranno nelle forze armate, la situazione sarà sicuramente più tranquilla. Non dipende da noi ma dai messaggi della nuova governance del Paese e i messaggi sono abbastanza chiari in questa direzione”. askanews