Tensione sempre piu’ in alta sulla Siria: la base aerea T-4, nella provincia di Homs, e’ stata colpita da un attacco missilistico che avrebbe fatto almeno 14 morti, tra cui due militari iraniani. L’attacco e’ stato sferrato da caccia F-15 israeliani con otto missili lanciati dallo spazio aereo libanese, tre dei quali hanno colpito hangar e caserme nella parte ovest della base che viene chiamata anche Tiyas e che spesso ospita aerei russi. Altri cinque missili sono stati intercettati. Mosca e Damasco hanno puntato subito l’indice contro Israele che non ha confermato, ne’ smentito il raid.
Fonti americane, peraltro, hanno rivelato che gli Usa erano stati preavvertiti e del resto a febbraio i jet israeliani avevano gia’ bombardato la stessa base dopo che era era stato intercettato un drone iraniano nello spazio aereo dello Stato ebraico. La Russia ha condannato l’attacco su Homs che a suo dire rende la situazione “estremamente pericolosa”. Il raid contro la base siriana segna una nuova escalation in Siria dopo che sabato, in un presunto attacco chimico contro Duma, ultima roccaforte dei ribelli nella Ghouta orientale, sono morti una quarantina di civili, suscitando la forte condanna dell’Occidente che ha accusato Damasco.
Usa chiedono avvio inchiesta all’Onu
Gli Stati Uniti hanno chiesto al consiglio di sicurezza dell’Onu di avviare un’inchiesta sull’attacco chimico contro Douma, nella parte orientale di Ghouta, l’ultimo territorio vicino a Damasco (Siria) nelle mani dei ribelli estremisti. Washington considera il governo di Bashar al-Assad come il responsabile della tragedia. Damasco e l’alleata Mosca hanno negato ogni responsabilità. Ieri in un tweet, il presidente americano Donald Trump aveva incolpato la Russia e l’Iran di “essere responsabili di appoggiare l’animale Assad”. Il leader Usa ha promesso un “prezzo alto da pagare” e conta di annunciare una “decisione importante” sulla Siria tra 24-48 ore. Intanto, alla Casa Bianca si insedia il nuovo consigliere alla sicurezza nazionale, il “falco” John Bolton, che ha preso il posto del generale HR McMaster.
La Francia si schiera con gli Usa
La Francia si e’ schierata con forza con Washington: in una telefonata, Trump e il presidente francese, Emmanuel Macron, si sono “scambiati informazioni e analisi che confermano l’uso di armi chimiche” a Duma, concordando di “coordinare una forte risposta comune”. Lavrov ha respinto le accuse all’alleato di Mosca, affermando che si tratta di una “montatura” e di “provocazioni” contro Assad: “Le truppe russe sono entrate a Duma e non hanno trovato nessuna traccia” di sostanze chimiche, ha detto il capo della diplomazia russa. Nel pomeriggio (la sera in Italia) sono in programma due riunioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu per valutare la situazione a Duma.
Un’occasione “importante per definire la reazione internazionale”, ha commentato il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, chiedendo una “risposta forte”. Intanto, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) ha annunciato di aver “effettuato un’analisi preliminare” sull’attacco a Duma e ha fatto sapere che sta “raccogliendo ulteriori informazioni da tutte le fonti disponibili per stabilire se siano state utilizzate armi chimiche”.